Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
21 - 27 Dicembre 2003
Tempo di Avvento IV, Colore viola
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Domenica 21 dicembre 2003

Dio ha guardato l'umiltà della sua serva.

Lo sguardo misericordioso di Dio Padre, dopo aver visto lo stato miserevole in cui la nostra umanità si era ridotto, si posa su Maria. Per bocca dell'Angelo proclama al mondo il suo splendore e ci fa conoscere l'arcano disegno di averla come Madre del suo Figlio. La piena di grazia, la prossima mamma di Gesù, oggi la contempliamo mentre sollecita sale la montagna per raggiungere la sua parente Elisabetta, anche lei prossima alla maternità. La Madre che già si era definita umile ancella del Signore, ora si propone come serva di Elisabetta. Ancora una volta è l'amore operoso a svelare i misteri di Dio. Elisabetta piena di Spirito Santo, al saluto di Maria esclama: "A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me". La fanciulla che lei conosceva ora viene chiamata Madre del Signore. Ciò che era rimasto nascosto agli occhi degli uomini e che aveva causato un comprensibile turbamento in Giuseppe, il promesso sposo, ora viene proclamato ad alta voce. Sgorga la gioia": in Elisabetta, nel nascituro Giovanni Battista, che sussulta nel grembo materno e in Maria, che intona il suo canto. È la vera gioia messianica che ora esplode in pienezza prima del canto degli angeli sulla grotta di Betlemme. È in chiaro preannuncio del Natale e lo svelarsi del piano salvifico pensato e voluto da Dio Padre con l'incarnazione del Figlio. L'uomo voleva diventare come Dio, Dio è diventato uno di noi! Ecco la meraviglia dell'evento, ecco il Natale: l'umiltà della Vergine, l'annientamento di Dio nella nostra natura umana. Ecco infine il grande monito per tutti noi, per la nostra umanità, che ancora spesso cade nella trappola dell'orgoglio, che induce al rifiuto di Dio, soprattutto al rifiuto di un Dio Bambino, di una Madre Vergine.


O Astro che sorgi,
splendore di luce eterna e sole di giustizia:
vieni, e illumina chi giace nelle tenebre
e nell'ombra di morte.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre Teodoro racconto: "Quando ero più giovane, ho abitato nel deserto. Un giorno andai al forno per fare due pani, ritrovai un fratello che voleva fare del pane, ma non aveva nessuno che gli desse una mano. Lasciai allora i miei pani per aiutarlo. Ma, appena fui libero, giunse un altro fratello, e ancora gli diedi una mano e feci i pani per lui. Quindi ne giunse un terzo e feci altrettanto, così per tutti quelli che venivano al forno della comunità: feci in tal modo sei infornate di pani. Infine, quando non venne più nessuno, feci i miei due pani".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I PORTINAI DEL MONASTERO

Il monastero poi, se è possibile, deve essere organizzato in modo da avere all'interno tutto ciò che è necessario: cioè l'acqua, il mulino, l'orto, le officine per i diversi mestieri; cosicché i monaci non abbiano necessità di andar fuori, cosa questa che non giova affatto alle loro anime.
Vogliamo infine che questa Regola sia letta spesso in comunità, perché nessun fratello possa addurre il pretesto di non conoscerla.

Cap.66,6-8.