Non è sufficiente l'intelligenza umana per comprendere i significati reconditi dei segni. Mentre possiamo facilmente intuire che quando il fico mette i primi germogli è prossima l'estate, non con la stessa immediatezza siamo capaci si cogliere il linguaggio che Dio stesso usa per farci comprendere il senso degli eventi e gli ammonimenti che contengono. La nostra visione delle cose e del mondo e spesso molto superficiale nonostante i grandi progressi della scienza e del sapere umano. Occorre una sapienza incerata, che è dono dello Spirito Santo. Una luce interiore dello spirito che ci unisce a Dio e ci svela in misura sufficiente i suoi pensieri e suoi progetti. È urgente questa luce perché diversamente non solo ci priviamo di luce, ma deformiamo tremendamente l'immagine di Dio e ciò purtroppo spesso accade. Quando si parla di fatti terrificanti, quando ne siamo attoniti spettatori o ancor più protagonisti e vittime, insorgono pensieri tremendi e blasfemi contro il Signore come se egli fosse l'autore del nostro male, come se fosse un giudice implacabile e un potente vendicatori di diritti violati. In realtà siamo quasi sempre noi, la nostra parte peggiore a causare mali e sciagure; il maligno ancora trama contro di noi. Dio è invece il nostro Padre, ha inviato il suo Figlio unigenito per la nostra salvezza e i segni che egli ci ha lasciato sono la testimonianza inconfondibile di un amore infinito. Se ci sfugge anche il segno della croce e non ne comprendiamo i significati rischiamo di restare, già in questa vita, in un perenne inverno freddo e gelido e né la primavera né l'estate sopraggiungeranno per noi. Il regno di Dio è già in mezzo a noi anche se rassomiglia ancora al piccolo seme calato nel solco della storia che deve marcire prima di portare frutto. Il marcio è il nostro peccato, il frutto sicuro ed abbondante è la nostra risurrezione.
Il padre Dula diceva: "Tronca molte relazioni, perché il tuo spirito non venga assediato da una guerra che lo distrugga e turbi l'unione con Dio".
I FIGLI DEI NOBILI E DEI POVERI Quanto poi alle sue sostanze, promettano sotto giuramento nella carta di petizione che né per sé né per mezzo di un loro rappresentante né in qualunque altro modo gli daranno mai alcuna cosa e neppure occasione di averla; oppure, se non vogliono fare così ma intendono offrire qualcosa in elemosina al monastero quale compenso, facciano regolare donazione dei beni che desiderano dare, riservandosene eventualmente l'usufrutto. E così siano precluse tutte le vie per cui al fanciullo non rimanga alcuna illusione, ingannato dalla quale egli possa - non sia mai! - perdersi: cosa che purtroppo abbiamo appreso per esperienza. Allo stesso modo facciano i genitori meno ricchi. Quelli poi che non hanno proprio nulla stendano semplicemente la petizione e offrano, davanti a testimoni, il proprio figlio insieme all'oblazione della Messa.