È caratteristica e dovere del cristiano vivere abitualmente la comunione con Dio e con i fratelli. Questo dovere ci è stato chiesto da Cristo stesso come una "novità": «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». Gesù, dandoci l'esempio, ha manifestato in modo privilegiato il suo amore per gli ultimi, per i più poveri nel corpo e nello spirito, per i più lontani. La scena che oggi ci descrive l'evangelista Matteo ha tutte le caratteristiche di una pratica attuazione del comandamento del Signore. "Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto". La paralisi, quella del corpo e quella dello spirito, causa l'immobilità e soltanto con l'aiuto di qualcuno si riesce a muoversi. Se troviamo il malato ai piedi di Gesù è perché qualcuno l'ha condotto fino a lui, qualcuno gli ha fatto nascere la speranza di una prodigiosa guarigione, ma a crederlo sono più i portatori che il paralitico tant'è vero che lo Gesù "vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». La prima guarigione che Gesù opera riguarda l'anima, la sua interiore rinascita, il recupero della grazia e la rinnovata unione con Dio. Questo però scandalizza gli scribi presenti che confondono nella loro miopia la formula assolutoria con una bestemmia. Gesù prende l'occasione da quei malvagi pensieri per esplicitare ancora una volta la natura divina della sua persona e della sua missione: "Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua». Questa è l'"opera" di Cristo per noi: egli ci rialza dalle nostre prostrazioni, dalle nostre miserie, ci libera dai nostri peccati, ci vuole sani nel corpo e nello spirito, ci vuole liberi dai lacci del male e da tutto ciò che ci impedirebbe di seguirlo e servirlo. Ecco come l'uomo che incontra Cristo o per sua esplicita volontà o perché fraternamente sorretto e guidato dai fratelli, recupera la sua libertà: da paralitico legato a un letto o a una carrozzella, mortificato dal male che lega il suo spirito diventa capace di muoversi speditamente e di dare gloria a Dio.
«Abba - chiese un giorno un fratello al grande Antonio - perché, quando ti lodano, tu non rifiuti le lo-di? Rispose il padre dei monaci: Perché capita che rifiutiamo le lodi non per modestia, ma per essere lodati due volte...».
PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO Sorgiamo dunque una buona volta! È la Scrittura che ci scuote dicendo: «È ormai tempo di svegliarci dal sonno» (Rm 13,11); e, spalancati gli occhi alla luce divina e con gli orecchi attoniti per lo stupore, ascoltiamo di che ci ammonisca la voce di Dio che ogni giorno ci grida: «Oggi, se udirete la sua voce, non indurite il vostro cuore» (Sal 94,8); e ancora: «Chi ha orecchi per intendere, ascolti ciò che lo Spirito dice alla Chiesa» (Ap 2,7).E che cosa dice? «Venite, figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore (Sal 33,12). Correte mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre della morte» (Gv 12,35).