Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
16 - 22 Marzo 2003
Tempo di Quaresima II, Colore viola
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 21 marzo 2003

La risposta ai doni di Dio.

«Voi avete devastato la vigna; le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case. Qual diritto avete di opprimere il mio popolo, di pestare la faccia ai poveri?». Già il profeta Isaia, ai suoi giorni, aveva da muovere rimproveri alle autorità d'Israele. Gesù, con un linguaggio sottile, facendo ricorso ad una parabola, traccia nelle grandi linee, la storia d'Israele evidenziando in particolare le infedeltà dei capi al mandato divino. Avevano tramutato la loro missione di promotori di un patto e di un alleanza universale con il vero ed unico Dio, in una serie di privilegi. L'incuria emerge e la si nota nel tempo del raccolto, quando il padrone chiede i frutti della sua vigna. È allora che esplode tutta la violenza dei vignaioli iniqui. Quando Dio, che ci ha colmato di doni, riponendo in noi la sua fiducia, ci trova poi sterili ed infruttuosi, se non matura il pentimento, esplode in noi soltanto la rabbia e la vendetta contro chiunque viene a scuotere la nostra coscienza. Accadeva al già citato Isaia, che lamentava: "Gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita". Gli stessi accenti di lamento e di accusa sono proferiti dal profeta Neemia: "Sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente". Lo stesso Gesù, ai suoi giorni, non potrà far a meno di apostrofare Gerusalemme, la città simbolo del potere religioso: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!". I privilegi divini, i suoi doni, i suoi talenti, sono sempre segni di predilezione, implicano però una responsabilità ed una risposta: debbono produrre frutti e non sono da consumare nell'egoismo o stravolgere per manie di grandezza o per ammantarsi di potere.

Transito del Santo Padre Benedetto
(letture proprie)

"In piedi, nell'oratorio, in mezzo ai discepoli che lo sorreggevano, l'uomo di Dio Benedetto, fortificato del Corpo e del Sangue del Signore, levò le mani al cielo e nella preghiera rese lo spirito a Dio e fu visto salire al cielo per una via adorna di drappi e sfolgorante di innumerevoli luci". Così il Papa Gregorio Magno, primo biografo del Santo, ci descrive il pio transito del Patriarca S. Benedetto. La morte è la sintesi della vita e la migliore testimonianza della santità. Oggi esulta la schiera dei Monaci, che con lui godono in cielo; esultano i monaci, ancora impegnati nel faticoso ritorno a Dio e tutti coloro che, sotto la sua gloriosa Regola, militano nei monasteri ovunque sparsi nel mondo. Veneriamo il padre dei monaci, veneriamo il grande legislatore, veneriamo colui che è stato proclamato Patrono d'Europa. Facciamo l'elogio della sua santità, della sua sapienza e della sua moderazione: diamo lode al Signore perché le sue norme di vita hanno guidato e guidano ancora una schiera innumerevole di uomini e di donne sulla via della santità. Rendiamo grazie al Dio perché S. Benedetto, coniugando santità e operosità, preghiera e lavoro, ha saputo porre le basi di una grande civilizzazione, improntata sul Vangelo di Cristo. È prerogativa dei grandi Santi lasciare solchi profondi ed indelebili nella storia, per cui la loro opera, non solo non finisce con la loro nascita in cielo, ma trova nuovo vigore e continuamente cresce e si espande: è il compito che Benedetto da Norcia ha lasciato ai suoi figli monaci, un compito che diventa quanto mai urgente ai nostri giorni, nel costatare che le solide radici del cristianesimo seminate dai suoi figli nel mondo, che hanno svolto per secoli un ruolo determinate, particolarmente nel continente europeo, sembra le si vogliano scalzare. Il suo patrocinio ci conforta, lo zelo dei suoi figli dovranno fare il resto.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA SCOMUNICA PER LE COLPE

Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.

Cap.23,1-5.