Da sempre dove c'è o si suppone che ci sia del soprannaturale o dello straordinario la gente si accalca, attratta da stupore e da curiosità e meraviglia. L'evangelista Marco ci fa rivivere uno di quei momenti, protagonisti gli apostoli e un fanciullo indemoniato. Questi stanno cercando, su mandato di Cristo, di cacciare quel demonio ma senza riuscirci. La gente fa calca intorno. Da qualche parte manca la fede e Gesù, al suo arrivo rimprovera gli astanti: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». L'incredulità e la mancanza di fede diventano peccaminose, quando splende in tutto il suo fulgore nella persona del Cristo, luce del mondo. Sembra strano che se accorgano i demoni, reagendo, a modo loro alla sua presenza e poi al suo imperativo categorico con cui allontana per sempre satana, e non altrettanto le persone presenti. Sarà il padre del fanciullo a ripercorrere le varie fasi del male e poi ad implorare dal Signore un aumento della sua fede. Così Gesù, ancora una volta, vuole dirci la vera finalità dei segni che egli pone: vuole suscitare la fede vera, quella che mai si arrende dinanzi al male, qualunque siano le manifestazioni che l'accompagnano. Solo Lui, con la sua divina potenza, può scandire un ordine che non ammette più replica: «Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più». È la sua missione: cacciare definitivamente il male dall'uomo, per questo egli è venuto tra noi. Da poi una bella lezione ai suoi, quando in privato gli chiedono il motivo del loro insuccesso: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». Ecco allora la chiave certa di lettura dei nostri insuccessi e dei nostri fallimenti. Ecco perché il male ancora serpeggia tra noi e trova spesso facile accoglienza. Se smettiamo la preghiera ci auto condanniamo ad una penosa e pericolosa solitudine ed ad una quasi totale impotenza. Non dovremmo mai dimenticare che l'alimento migliore alla lampada della nostra fede è proprio la preghiera. Il contrario è il buio dell'anima e una lontananza incolmabile da Dio.
Dio ascolta realmente la nostra povera voce, le nostre fragili parole.
L'UMILTÀ Ecco, quando il monaco avrà asceso tutti questi gradini dell'umiltà, allora giungerà a quell'amore che, essendo perfetto, scaccia via il timore (1 Gv 4,18); e per mezzo di esso tutto ciò che prima osservava non senza una certa paura, comincerà ora a compierlo senza alcuna fatica ma quasi naturalmente, come per abitudine, non già per timore dell'inferno, ma per amore di Cristo, per la stessa buona abitudine e per il gusto della virtù. Tutto questo il Signore si degnerà di mostrare, per mezzo dello Spirito Santo, nel suo operaio ormai purificato dai vizi e dai peccati!