L'autorità in Cristo sgorga essenzialmente dalla sua divinità. Egli afferma di se stesso di essere la Verità. Vuol dire che egli l'incarna nella sua persona umano divina. Dice ancora: "Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse". La verità e l'autenticità dell'insegnamento ha quindi due percorsi obbligati: deve sgorgare da Dio e deve essere corroborata e testimoniata con le opere. I latini che non erano santi, ma spesso saggi, asserivano che le parole volano e gli esempi attraggono. Gli ascoltatori di Gesù probabilmente usano gli stessi criteri di valutazione: ascoltavano sì, le sue parole, ma restano affascinati soprattutto dai suoi esempi. Gli stessi uditori avevano al contrario sotto gli occhi ogni giorno le testimonianze opposte degli scribi e dei farisei per cui il Signore si sentiva in dovere di metterli in guardia: "Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno". Questa affermazione di Cristo conserva ancora tutta la sua attualità e vale per tutti coloro che in ruoli diversi hanno il compito di "dire" agli altri. È un invito alla coerenza soprattutto per gli educatori di ogni epoca. L'autorità del Signore non è riconosciuta ed ammirata solo dai suoi devoti ascoltatori, anche i demoni, loro malgrado, gli obbediscono e si sottomettono ai suoi comandi. Non può essere diversamente se teniamo presente che egli è venuto tra noi per liberarci dal male, da ogni forma di male. Insegnandoci a pregare ci fa dire infatti al Padre: "Liberaci dal male". È lui il nostro liberatore, il nostro redentore. Egli stesso dopo la risurrezione dichiarerà la sua vittoria sulla morte e la nostra completa liberazione dal peccato, il male peggiore che possa capitarci. Il discorso sui demoni ai nostri giorni incontra molti scettici, tutti però siamo consapevoli del male che facciamo e che ci circonda. Vale allora la pena affidarci ancora a Cristo affinché ripeta ancora per noi, per il nostro mondo, per i mali che ci affliggono: "Taci! Esci."
«Abba Poemen ha riportato queste parole di abba Ammone: "Un uomo passa tutto il suo tempo a portare la scure e non riesce ad abbattere l'albero; c'è un altro invece che è esperto nel tagliare e con pochi colpi lo fa cadere". E diceva che la scure è il discernimento».
L'UMILTÀ Quindi, fratelli, se vogliamo toccare la vetta della più grande umiltà, se vogliamo giungere velocemente alla esaltazione celeste a cui si sale attraverso l'umiltà della vita presente, dobbiamo innalzare, ascendendo con le nostre azioni, quella scala che apparve in sogno a Giacobbe e per la quale egli vide angeli che scendevano e salivano (cf. Gen 28,12). Per noi quel discendere e quel salire stanno senz'altro a significare che con la superbia si discende e con l'umiltà si sale.