Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
09 - 15 Aprile 2017
Settimana Santa , Colore rosso
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 14 aprile 2017

Tutto è compiuto.

Oggi è giorno santo, giorno di silenzio, di astinenza e di digiuno. E tutto questo serve per fermarci davanti a Gesù e contemplarlo nella sua dolorosa Passione che ha sofferto per ognuno di noi. Egli è stato consegnato ai pagani, ai soldati romani, per essere flagellato a sangue e per essere condannato a morte, e alla morte più abominevole come quella della Croce. La sua Madre Addolorata Lo ha seguito, assieme a San Giovanni, passo passo. E lo ha accompagnato fin sul monte Calvario, dove ha partecipato, fino in fondo al suo martirio d’amore e al suo sacrificio. Accompagniamo anche noi spiritualmente questa santa Madre nel cammino della Via crucis del Figlio, la morte per noi, per scontare i nostri peccati. Ella è tuta Addolorata e piangente, e con Lei piange Giovanni, il discepolo amato e le pie donne. I colpi di martello battono, battono i chiodi sulle mani santissime del Signore, per conficcarli al legno della Santa Croce, e poi anche i suoi piedi santi che hanno camminato tanto per annunciare l’amore agli uomini e per andare incontro a chi soffriva. E quelle mani sante, ora sono bloccate e non possono più accarezzare i bambini e benedire e abbracciare nessuno. Ma nello stesso momento sono estese e abbracciano tutti, tutto il mondo, l'universo tra la terra e il cielo. E’ mezzogiorno e tutto tace, si sente solo il singhiozzo della Madre e degli amici santi. Ecco che da oriente sta arrivando una nube nera e, piano piano, arriva fino ad occidente: si fa notte a mezzogiorno e fino alle tre del pomeriggio quando Gesù spirerà e morirà per tutti noi. Gesù è innalzato sulla Croce del mondo, e respira con fatica, affannosamente: dolcemente Egli parla ancora, come suo ultimo testamento d’amore:
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”
E poi: “In Verità ti dico: oggi sarai con Me nel Paradiso!
“Donna, ecco tuo Figlio! Ecco tua Madre!
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
“Ho sete!”
“Tutto è compiuto!”
“Padre, nelle tua mani consegno il mio Spirito!”
Gesù ha pronunciato le sue ultime Sette parole che invocano il perdono e che conducono alla Nuova creazione della "Domenica di Pasqua". E poi riposerà in attesa che finisca questo lungo sabato della storia e giunga finalmente la domenica senza tramonto, quando l'umanità intera entrerà nel suo riposo. "Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro"(Gen 2,2).


SILENTI NELL'ATTESA
La Chiesa oggi ci conduce ai piedi della croce. Assume e realizza il mandato di predicare al mondo Cristo, e Cristo crocifisso. L'umanità intera è invitata a prostrarsi, ad adorare il mistero, a comprendere, per quanto ci è dato dalla fede, l'immensità del dono e tutta la gravità del male. Siamo invitati a vedere con umana e divina sapienza la croce di Cristo, ma anche le nostre croci: oggi il confronto è urgente se non vogliamo restare schiacciati dai nostri pesi. Abbiamo bisogno di illuminare di luce divina le vicende più tristi della nostra umana esistenza. Sorbire la luce della croce significa dare un senso, scoprire le finalità arcane e rivelate della sofferenza che ci accompagna, significa andare oltre le umane considerazioni che sappiamo fare con la nostra limitata intelligenza sul dolore, sul dolore dell'innocente, sulle vittime dei giudizi e dei pregiudizi umani. Dobbiamo confrontare e sovrapporre le nostre croci a quelle di Cristo per scoprire che anche il dolore, la passione, la stessa morte può diventare fonte di vita e germe di immortalità e di risurrezione. Quella croce, piantata sul monte, è conficcata anche nella nostra carne, nel nostro cuore; prima di essere di Cristo è nostra quella croce, ma ora è diventata l'albero fecondo della vita. Privi di questa luce e di questo salutare confronto s'intristisce il nostro mondo, bruciano le foreste e si rimboschiscono di croci; il dolore riassume tutta la sua cruda ed assurda realtà, i crocifissi restano perennemente appesi a quelle croci, i crociati senza speranza restano chiusi nella morsa della morte, il mondo diventa un triste cimitero. Adorare la croce di Cristo vuol dire allora far rinascere la speranza, convincersi che il peso maggiore è già stato assunto volontariamente dal nostro redentore, vuol dire che le croci non hanno più il potere di schiacciarci e di configgerci e gli stessi sepolcri sono aperti per lasciarci liberi di tornare a Dio.

Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba Antonio scrutava la profondità dei giudizi di Dio; e domandò: «Signore perchè alcuni muoiono dopo breve vita, mentre altri giungono all'estrema vecchiezza? Perché alcuni mancano di tutto, e altri abbondano di ogni bene? Perchè i malvagi sono ricchi, e i buoni schiacciati dalla povertà?». Una voce gli rispose: «Antonio, occupati di te stesso: questi sono i giudizi di Dio e non ti è utile capirli».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL CIBO

Nel caso si fossero eseguiti lavori più pesanti, l'abate avrà piena facoltà, se lo ritiene opportuno, di aggiungere qualcosa, purché assolutamente non si arrivi all'intemperanza e il monaco non sia colto dall'indigestione; nulla infatti è tanto sconveniente a ogni cristiano quanto l'ingordigia, come dice il Signore nostro: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano per l'eccesso di cibo» (Lc 21,34). Ai fanciulli più piccoli non si dia la stessa quantità di cibo, ma inferiore a quella degli adulti; e in tutto si conservi la sobrietà. Quanto poi alle carni di quadrupedi, tutti se ne astengano in modo assoluto, ad eccezione di coloro che sono molto deboli o ammalati.

Cap.39,6-11.