In questi giorni santi si celebra, anche in piazza San Pietro, la giornata dedicata ai ragazzi, ai giovani. E oggi, giorno delle Palme, sono proprio loro che, assieme a tanti bambini, accompagnati da mamma e papà, che hanno accolto Gesù, nella sua entrata solenne, alle porte di Gerusalemme, la città santa. Lo hanno accolto con tanta gioia festosa, come sanno fare loro, i giovani: tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada; erano rami di ulivo, di palme, rami fioriti a primavera. E tutti, piccoli e grandi, gridavano, saltando dalla gioia, e anche noi ripetiamo: “Osanna! Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei Cieli!”. E i papà stendevano mantelli sulla strada al passaggio di Gesù, Re mite ed umile, seduto si di un’asina, da re e messia. E’ una grande festa giovane che accoglie il Re dell’eterna gloria, Gesù Cristo Signore. Egli entra nella città santa, a Gerusalemme, non con schiere di eserciti e di notabili, ma procede mite e umile, come “Agnello che va al macello”. “Le folle degli ebrei, portando rami d’ulivo, andavano incontro al Signore e acclamavano a gran voce: “Osanna nell’alto dei Cieli!”. Oggi dunque, con la domenica delle Palme, inizia la settimana santa ed è prossimo il solenne Triduo Pasquale che commèmora la morte, la sepoltura e la risurrezione del Signore. E’ un tempo davvero forte per il nostro cammino di crescita nella vita spirituale: cerchiamo di passarlo in silenzio e in umile meditazione, ai piedi della Santa Croce assieme a Maria, la Madre Addolorata. Il "Servo sofferente" di cui oggi ci parla Isaia è Gesù. Il profeta descrive tutte le sue sofferenze, ben cinque secoli prima, e sembra quasi che egli sia lì presente sotto la Croce, mentre descrive, anche nei dettagli, il grande dolore e le sofferenze che Gesù ha voluto patire per noi sul Calvario. Se amiamo e meditiamo la Passione dolorosa di Gesù il nostro cuore diviene sempre più umano, tenero: si addolcisce, si intenerisce d’amore puro e diventiamo cristiani amorevoli e sempre più umili e compassionevoli verso tutti; avremo sempre più in noi i sentimenti di Cristo e della Vergine Madre, ed avremo sempre pace, anche nei momenti più duri e difficili della nostra vita quaggiù, nell’attesa della Vita e della gioia eterna. Fratelli e sorelle mie, quanto è Buono Gesù, com’è umile, e quanto ci ama! San Paolo diventa poeta e cantore nel descriverci l’umiltà, e anche l’amore grande che Gesù Cristo ha avuto, ed ha per ognuno di noi. Egli infatti, pur essendo Dio, per noi ha voluto spogliare Sé stesso, ha voluto umiliarsi, e si è fatto uno di noi e Servo di tutti fino a consumarsi d’amore e a dare la sua stessa vita per la nostra salvezza eterna. Egli si è umiliato, si è addossato dei nostri peccati e delle nostre sofferenze, e si è fatto “obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”. E dopo la lettura santissima della Passione del Signore rimaniamo in umile silenzio: inginocchiamoci e meditiamo con calma per riflette bene fino a che punto Egli ci ha amato, e ci ama. Rimaniamo dunque tutti in adorazione. Meditiamo il racconto, appena letto, del dolore e dell’amore di Gesù per noi: ecco fino a che punto Egli ci ha amato e ci ha servito! E non ci può essere amore più grande di questo. No, nessuno ci ha amato e ci ama come Lui che si è dissanguato d’amore per ognuno di noi sulla Croce, ed è morto crocifisso. E beati noi che siamo così tanto amati da un Dio così Buono, così Santo e così Misericordioso che si è fatto uomo e che è morto per la nostra salvezza! Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo! Santa Madre, deh, Voi fate, che le Piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.
Un anziano diceva: «Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti».
I FRATELLI INFERMI Per gli infermi ci sia un locale a parte destinato a tale scopo e un fratello infermiere pieno di timor di Dio, diligente e premuroso. L'uso dei bagni agli infermi si conceda ogni volta che è necessario; ai sani invece, specialmente ai più giovani, si permetta più di rado. Ai fratelli molto malati e ai più deboli si conceda anche di mangiare carne per rimettersi in forze; ma appena si siano ristabiliti, tutti si astengano dalle carni, come di consueto. Quindi l'abate abbia sommamente a cuore che gli infermi non siano trascurati dal cellerario o dagli assistenti; è responsabile lui di ogni mancanza dei discepoli.