Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 09 aprile 2017

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo!

In questi giorni santi si celebra, anche in piazza San Pietro, la giornata dedicata ai ragazzi, ai giovani. E oggi, giorno delle Palme, sono proprio loro che, assieme a tanti bambini, accompagnati da mamma e papà, che hanno accolto Gesù, nella sua entrata solenne, alle porte di Gerusalemme, la città santa. Lo hanno accolto con tanta gioia festosa, come sanno fare loro, i giovani: tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada; erano rami di ulivo, di palme, rami fioriti a primavera. E tutti, piccoli e grandi, gridavano, saltando dalla gioia, e anche noi ripetiamo: “Osanna! Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei Cieli!”. E i papà stendevano mantelli sulla strada al passaggio di Gesù, Re mite ed umile, seduto si di un’asina, da re e messia. E’ una grande festa giovane che accoglie il Re dell’eterna gloria, Gesù Cristo Signore. Egli entra nella città santa, a Gerusalemme, non con schiere di eserciti e di notabili, ma procede mite e umile, come “Agnello che va al macello”. “Le folle degli ebrei, portando rami d’ulivo, andavano incontro al Signore e acclamavano a gran voce: “Osanna nell’alto dei Cieli!”. Oggi dunque, con la domenica delle Palme, inizia la settimana santa ed è prossimo il solenne Triduo Pasquale che commèmora la morte, la sepoltura e la risurrezione del Signore. E’ un tempo davvero forte per il nostro cammino di crescita nella vita spirituale: cerchiamo di passarlo in silenzio e in umile meditazione, ai piedi della Santa Croce assieme a Maria, la Madre Addolorata. Il "Servo sofferente" di cui oggi ci parla Isaia è Gesù. Il profeta descrive tutte le sue sofferenze, ben cinque secoli prima, e sembra quasi che egli sia lì presente sotto la Croce, mentre descrive, anche nei dettagli, il grande dolore e le sofferenze che Gesù ha voluto patire per noi sul Calvario. Se amiamo e meditiamo la Passione dolorosa di Gesù il nostro cuore diviene sempre più umano, tenero: si addolcisce, si intenerisce d’amore puro e diventiamo cristiani amorevoli e sempre più umili e compassionevoli verso tutti; avremo sempre più in noi i sentimenti di Cristo e della Vergine Madre, ed avremo sempre pace, anche nei momenti più duri e difficili della nostra vita quaggiù, nell’attesa della Vita e della gioia eterna. Fratelli e sorelle mie, quanto è Buono Gesù, com’è umile, e quanto ci ama! San Paolo diventa poeta e cantore nel descriverci l’umiltà, e anche l’amore grande che Gesù Cristo ha avuto, ed ha per ognuno di noi. Egli infatti, pur essendo Dio, per noi ha voluto spogliare Sé stesso, ha voluto umiliarsi, e si è fatto uno di noi e Servo di tutti fino a consumarsi d’amore e a dare la sua stessa vita per la nostra salvezza eterna. Egli si è umiliato, si è addossato dei nostri peccati e delle nostre sofferenze, e si è fatto “obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”. E dopo la lettura santissima della Passione del Signore rimaniamo in umile silenzio: inginocchiamoci e meditiamo con calma per riflette bene fino a che punto Egli ci ha amato, e ci ama. Rimaniamo dunque tutti in adorazione. Meditiamo il racconto, appena letto, del dolore e dell’amore di Gesù per noi: ecco fino a che punto Egli ci ha amato e ci ha servito! E non ci può essere amore più grande di questo. No, nessuno ci ha amato e ci ama come Lui che si è dissanguato d’amore per ognuno di noi sulla Croce, ed è morto crocifisso. E beati noi che siamo così tanto amati da un Dio così Buono, così Santo e così Misericordioso che si è fatto uomo e che è morto per la nostra salvezza! Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo! Santa Madre, deh, Voi fate, che le Piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.


INIZIA LA SETTIMANA SANTA
Nella settimana santa la Chiesa celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita, a cominciare dal suo ingresso messianico in Gerusalemme fino alla sua beata passione e gloriosa risurrezione.

La Domenica delle palme «della Passione del Signore», nella quale la Chiesa dà inizio alla celebrazione del mistero del suo Signore, morto, sepolto e risorto, unisce insieme il trionfo regale di Cristo e l'annunzio della sua gloriosa passione. I due aspetti del mistero pasquale vengano messi in luce nella catechesi e nella celebrazione di questo giorno.
L'ingresso del Signore in Gerusalemme viene commemorato con la solenne processione, con cui i cristiani, imitando le acclamazioni dei fanciulli ebrei, vanno incontro al Signore al canto dell'«Osanna».
La processione sia una soltanto e fatta prima della Messa con maggiore concorso di popolo, anche nelle ore vespertine sia del sabato che della domenica. I fedeli si raccolgano in una chiesa minore o in altro luogo adatto fuori della chiesa, verso la quale la processione è diretta. I fedeli partecipino a questa processione cantando e portando in mano rami di palma o di altri alberi. Il sacerdote e i ministri precedono il popolo, portando anch'essi le palme.
Le palme vengono benedette per essere portate in processione. Conservate religiosamente in casa, richiamano alla mente dei fedeli la vittoria di Cristo celebrata in questo giorno con la processione.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano diceva: «Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI INFERMI

Per gli infermi ci sia un locale a parte destinato a tale scopo e un fratello infermiere pieno di timor di Dio, diligente e premuroso. L'uso dei bagni agli infermi si conceda ogni volta che è necessario; ai sani invece, specialmente ai più giovani, si permetta più di rado. Ai fratelli molto malati e ai più deboli si conceda anche di mangiare carne per rimettersi in forze; ma appena si siano ristabiliti, tutti si astengano dalle carni, come di consueto. Quindi l'abate abbia sommamente a cuore che gli infermi non siano trascurati dal cellerario o dagli assistenti; è responsabile lui di ogni mancanza dei discepoli.


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