Nato a Brindisi nel 1559, entrò fra i cappuccini e fu mandato in Germania ad introdurvi il suo ordine. Predicò in tutta l'Europa centrale e fu nominato cappellano dell'esercito dell'arciduca Mattia, che combatteva contro i turchi; con le sue preghiere e con i suoi avveduti consigli militari contribuì alla vittoria dei cristiani. Morì a Lisbona nel 1619 durante una delle sue missioni diplomatiche; canonizzato nel 1881, nel 1959 è stato dichiarato dottore della Chiesa.
San Lorenzo da Brindisi, sacerdote e dottore della Chiesa: entrato nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, svolse instancabilmente nelle regioni d'Europa il ministero della predicazione; esercitò ogni compito in semplicità e umiltà nel difendere la Chiesa contro gli infedeli, nel riconciliare tra loro i potenti in guerra, nel curare il governo del suo Ordine. Il 22 luglio morì a Lisbona in Portogallo.
Dai «Discorsi» di san Lorenzo da Brindisi, sacerdote.
Per sostenere la vita spirituale, che abbiamo in comune con gli angeli del cielo, creati come noi ad immagine e somiglianza di Dio, é certamente necessario il pane della grazia dello Spirito Santo e della carità di Dio. Ma la grazia e la carità senza la fede non valgono nulla, perché senza la fede é impossibile piacere a Dio. Né la fede può svilupparsi senza la predicazione della parola di Dio: «La fede dipende dalla predicazione, e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo» (Rm 10, 17). Pertanto la predicazione della parola di Dio é necessaria alla vita spirituale, come la semina al sostentamento della vita corporale.
Perciò Cristo dice: «Il seminatore uscì a seminare la sua semente» (Lc 8, 5). Il seminatore uscì come banditore della giustizia e proprio di essa leggiamo che un tempo si fece banditore Dio, come quando nel deserto diede a tutto il popolo, dal cielo, a viva voce la legge della giustizia. Altre volte fu un angelo del Signore a rimproverare, nel luogo dei piangenti, il popolo per la trasgressione della legge divina (cfr. Gdc 2, 4-5). Per questo tutti i figli d'Israele, udite le parole dell'angelo, pentiti di cuore piansero a dirotto con alte grida. Anche Mosé predicò a tutto il popolo la legge del Signore nelle steppe di Moab, come appare dal Deuteronomio. Finalmente a predicare la parola di Dio venne Cristo, Dio e uomo, che a tal fine inviò gli apostoli, come prima aveva inviato i profeti.
Perciò la predicazione é un compito apostolico, angelico, cristiano, divino. La parola di Dio é talmente ricca di ogni bene che é come un tesoro di tutti i beni. Da essa sgorgano la fede, la speranza e la carità. Da essa derivano tutte le virtù, tutti i doni dello Spirito Santo, tutte le beatitudini evangeliche, tutte le opere buone, tutti i meriti della vita, tutta la gloria del paradiso: «Accogliete con docilità la parola che é stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime» (Gv 1, 21).
Infatti la parola del Signore é luce per l'intelletto e fuoco per la volontà, perché l'uomo possa conoscere e amare Dio. Per l'uomo interiore, che per mezzo della grazia vive dello Spirito di Dio, é pane ed acqua, ma pane più dolce del miele e acqua migliore del vino e del latte. Per l'anima é un tesoro spirituale di meriti, perciò viene chiamata oro e pietra assia preziosa. E' invece un maglio contro un cuore duramente ostinato nei vizi. E' una spada contro la carne, il mondo e il demonio per distruggere ogni peccato.