1550-1614. Nativo degli Abruzzi, dopo aver fatto per alcuni anni il soldato tentò di entrare fra i cappuccini, ma dovette lasciarli a causa di una malattia incurabile ad una gamba; trovò la sua vocazione nel servizio dei poveri, per i quali fondò la congregazione di infermieri chiamata Ministri degli Infermi, approvata nel 1591. In precedenza era stato ordinato sacerdote da Thomas Goldwell di St. Asaph, l'ultimo vescovo inglese della vecchia gerarchia. Canonizzato nel 1746, fu dichiarato da Leone XIII santo patrono dei malati e degli infermieri.
San Camillo de Lellis, sacerdote, che, nato vicino a Chieti in Abruzzo, dopo aver seguito fin dall'adolescenza la vita militare ed essersi mostrato incline ai vizi del mondo, maturò la conversione e si adoperò con zelo nel servire i malati nell'ospedale degli incurabili come fossero Cristo stesso; ordinato sacerdote, fondò a Roma la Congregazione dei Clerici regolari Ministri degli Infermi.
Dalla "Vita di san Camillo", scritta da un suo compagno
Servire il Signore nei fratelli.
Cominciando dalla santa carità, come radice di tutte le virtù e come dono a lui più familiare, dico che san Camillo fù così infiammato di questa santa virtù, non solo verso Iddio, ma anche verso il prossimo, e particolarmente verso gli infermi. La loro vista bastava da sola ad intenerirlo, a commuoverlo e a fargli dimenticare completamente ogni altra attrattiva o soddisfazione terrana. Quando serviva qualcuno di loro pareva struggersi di amore e compassione e volentieri avrebbe preso sopra di sé ogni male per raddolcire il loro dolore, e alleviarli dalle infermità. Considerava tanto vivamente la persona di Cristo negli infermi, che spesso quando dava loro da mangiare, immaginandosi che essi fossero il suo Signore, domandava loro la grazia e il perdono dei suoi peccati. Stava con tale riverenza dinanzi a loro come stese proprio alla presenza del Signore.
Non parlava mai d'altro, né più spesso, né con maggior fervore, che della santa carità, e l'avrebbe voluta imprimere nel cuore di tutti gli uomini. Per infiammare i suoi religiosi a questa santa virtù, soleva spesso ricordare loro le dolcissime parole di Gesù Cristo: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25, 36), le quali in verità pareva che gli fossero scolpite nel cuore, tante volte le diceva e ripeteva. Camillo era uomo di tanta carità, che aveva pietà e compassione non solo verso gli infermi e i moribondi, ma anche in generale verso tutti gli altri poveri e miserabili. Aveva il cuore pieno di tanta pietà verso i bisognosi, che soleva dire: Quando non si trovassero poveri nel mondo, gli uomini dovrebbero andare a cercarli e cavarli di sotto terra per far loro del bene, e usar loro misericordia.(Ed. S. Cicatelli, Vita del P. Camillo de Lellis, Viterbo, 1615).