Nacque a Cingoli, nelle Marche, nella prima metà del sec. XIII dalla famiglia dei Simonetti. Entrato nella Congregazione fondata da S. Silvestro, fu eletto Priore Generale dell'Ordine che governò per 25 anni dal 1273 al 1298. Fondò otto monasteri, distinguendosi per prudenza e amore per l'osservanza regolare. Morì il 3 agosto 1298 nel monastero di S. Pietro della Castagna presso Viterbo. Fu sepolto nella chiesa dell'Eremo di Montefano, dove si trova un altare a lui dedicato.
A Fabriano, nel monastero di Montefano, il beato Bartolo Simonetti da Cingoli, terzo priore generale della Congregazione Silvestrina. Fondò dieci monasteri e si distinse per prudenza e amore verso l'osservanza regolare. Morì nel monastero di S. Pietro della Castagna presso Viterbo il 3 agosto 1298 e fu sepolto nella chiesa di Montefano, dove si trova un altare a lui dedicato.
Dalla «Vita del B. Giovanni dal Bastone, confessore e mirabile eremita»
Dopo l'onorifica sepoltura del corpo del venerabile fra Giuseppe, i fratelli dell'Ordine si radunarono presso l'eremo di Montefano ed elessero a priore dell'Ordine fra Bartolo di santa memoria. Soltanto fra Umile da Perugia non fu d'accordo con la loro scelta e poco dopo, gettato l'abito, abbandonò l'Ordine.
Il priore fra Bartolo stette a guida dell'Ordine per 25 anni e pagando il debito dell'umana natura, si addormentò nel Signore a Viterbo, il 3 agosto 1298. Il suo corpo fu immediatamente trasportato a Fabriano ed ivi sepolto. In seguito il suo successore, spinto dalla venerazione nei suoi confronti, lo associò nella tomba al suo predecessore nel cenobio di Montefano. Non sarebbe stato conveniente, infatti, che fossero rimasti divisi nel sepolcro coloro che erano stati associati nella dignità per riguardo all'onore dovuto all'ufficio. Lo stesso si dica se il monastero, che è capo degli altri e che fu da lui principalmente diretto, non avesse avuto il suo corpo dopo la morte, considerato il rispetto per la dignità del luogo.
Il priore fra Bartolo, intorno al tempo della morte di san Giovanni ebbe di notte una visione. Vide in sogno un raggio di sole che si protendeva dalla cella del santo fino al monastero di Fabriano, scendere per la china del monte e sopra di esso camminare l'abito e la cocolla dell'Ordine. Svegliatosi, pensò che qualcosa di grande sarebbe accaduto entro breve tempo e lo disse pure senza ulteriori spiegazioni.
Passò poco tempo e avvicinandosi il termine delle pene del santo uomo, la divina misericordia lo percosse di nuovo con la riapertura della ferita dell'antica piaga, al fine di ricompensarlo con una gioia immensa ed eterna come premio per un piccolo e momentaneo dolore provocato da tali sofferenze. Aumentando la debolezza causata dalla piaga, viene trasportato dai fratelli a Fabriano, per sottoporlo alle cure dei medici. Ospitato nel nuovo monastero di S. Benedetto, attendeva con piena consapevolezza la fine della sua fatica. Avvicinandosi agli estremi, si premunì dei divini sacramenti contro gli assalti del maligno e con splendida vittoria conseguì il trionfo nella battaglia contro questo mondo, riposandosi in pace nel Signore.
Così dunque il raggio di sole visto dal priore fra Bartolo protendersi fino al monastero di Fabriano, quando l'uomo di Dio vi fu trasportato dai fratelli per essere curato e la cocolla senza la quale mai fu visto e che ha la forma di croce, erano il simbolo, a mio parere, della sua penitenza, della vita sofferente e dell'osservanza regolare. Essa fu vista avanzare sopra un raggio di sole quando, con la morte, divenne nota a tutti con strepitosi miracoli.