Margherita (Nádasd, Ungheria, 1045 ca. - Edimburgo, Regno Unito, 16 novembre 1093), sposa di Malcolm III re di Scozia, favorì una profonda riforma nel paese e nella Chiesa; sostenne l'abbazia di Iona e collaborò alla fondazione di quella di Dunfermline, dove fu sepolta con il marito.
Santa Margherita, che, nata in Ungheria e sposata con Malcolm III re di Scozia, diede al mondo otto figli e si adoperò molto per il bene del suo regno e della Chiesa, unendo alla preghiera e ai digiuni la generosità verso i poveri e offrendo, così, un fulgido esempio di ottima moglie, madre e regina.
Nacque ad Eisleben in Turingia nel 1256. ancora fanciulla, fu accolta presso le monache Cistercensi di Helfta, dove attese con fervore agli studi, imparando anzitutto lettere e filosofia. consacratasi completamente a Dio, percorse in modo meraviglioso la via della perfezione, dedicandosi alla preghiera e alla contemplazione. Morì il 17 novembre del 1301.
Santa Geltrude, detta Magna, vergine, che, fin dall'infanzia si dedicò con grande impegno e ardore alla solitudine e agli studi letterari e, convertitasi totalmente a Dio, entrò nel monastero cistercense di Helfta vicino a Eisleben in Germania, dove percorse mirabilmente la via della perfezione, consacrandosi alla preghiera e alla contemplazione di Cristo crocifisso. Il suo transito si celebra domani.
Dalle «Rivelazioni dell'amore divino» di santa Geltrude, vergine
Tu hai nutrito per me pensieri di pace
L'anima mia ti benedica, o Signore Dio, mio creatore: l'anima mia ti benedica e dall'intimo del mio cuore ti lodi la tua stessa misericordia, di cui il tuo amore infinito mi ha circondato senza mio merito. Ringrazio, come meglio sono capace, la tua immensa bontà e rendo gloria alla tua longanimità, alla tua pazienza e alla tua indulgenza. Ho trascorso tutti gli anni della mia infanzia, della mia fanciullezza, della mia adolescenza e della mia gioventù fino all'età di venticinque anni come una cieca e una pazza. Parlavo e agivo secondo i miei capricci e non sentivo alcun rimorso di questa mia condotta. Ne prendo coscienza solo ora.
Non ti prestavo alcuna attenzione quando mi mettevi in guardia sui pericoli del mio comportamento o mediante una certa naturale avversione che sentivo verso il male, o attraverso le attrattive al bene che mi sollecitavano, o anche per mezzo dei rimproveri e delle riprensioni dei miei familiari. Vivevo come una pagana, che dimora fra i pagani, come una che mai avesse sentito dire che tu, mio Dio, ricompensi il bene e punisci il male. Ti ringrazio ancora che già dall'infanzia, esattamente fin dal quinto anno di età, mi hai scelta per farmi vivere fra i tuoi santi amici nell'ambito della santa religione.
Perciò per la conversione ti offro, o Padre amatissimo, tutta la passione del tuo dilettissimo Figlio a cominciare dal momento che, posato sopra la paglia nel presepio, emise il primo vagito e poi sopportò le necessità dell'infanzia, le privazioni dell'adolescenza, le sofferenze della gioventù fino a quando, chinata la testa, spirò sulla croce con un forte grido. Così pure, per supplire alle mie negligenze, ti offro, o Padre amatissimo, tutto lo svolgersi della vita santissima che il tuo Unigenito condusse in modo perfettissimo nei suoi pensieri, nella parole e azioni dal momento in cui fu mandato dall'altezza del tuo trono sulla nostra terra, fino a quando presentò al tuo sguardo paterno la gloria della sua carne vittoriosa.
In rendimento di grazie, mi immergo nel profondissimo abisso dell'umiltà e, assieme alla tua impagabile misericordia, lodo e adoro la tua dolcissima bontà. Tu, Padre della misericordia, mentre io sciupavo così la mia vita, hai nutrito a mio riguardo pensieri di pace e non di sventura, e hai deciso di sollevarmi così con la moltitudine e la grandezza dei tuoi benefici. Hai voluto anche, tra l'altro, concedermi l'inestimabile familiarità della tua amicizia con l'aprirmi i diversi modi quel nobilissimo scrigno della divinità, che é il tuo cuore divino e offrirmi in esso, in grande abbondanza, ogni tesoro di gioia. Hai attratto l'anima mia con la promessa sicura dei benefici che mi darai in morte e dopo la morte. Per cui anche se non avessi altro dono, per questo solo il mio cuore avrebbe ogni diritto di anelare a te con viva speranza.(Lib. 2, 23, 1. 3. 5. 8. 10; SC 139, 330-340)