Il culto per il nome di Gesù sorse in epoca tardomedievale, grazie agli Ordini mendicanti, in particolare con la predicazione di san Bernardino da Siena (sec. XV) che diffuse il monogramma composto dalle prime tre lettere greche del nome di Gesù (IHS), sebbene esso, con la traslitterazione latina, venne interpretato come acronimo della espressione Iesus Hominum Salvator. La celebrazione liturgica, introdotta nel secolo XVI, venne estesa a tutta la Chiesa da Innocenzo XIII (1721-1724). Questa devozione ha radici nella Sacra Scrittura. Il nome di Gesù, assegnato dal Padre al Figlio fatto uomo (cf. Mt 1, 21), ne prefigura - secondo lo stile biblico - la missione: significa, infatti, «Dio salva». È «nel nome di Gesù» che i discepoli compiono prodigi (At 4, 10) e soffrono persecuzione (At 5,41). Gesù stesso incoraggia i discepoli a pregare nel suo nome (Gv 14,13-14). Già la prima comunità cristiana è consapevole che non vi è «sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 4, 12). Nell'inno della lettera ai Filippesi si proclama: «...Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra» (Fil 2, 9-10).
Santissimo Nome di Gesù, il solo in cui, nei cieli, sulla terra e sotto terra, si pieghi ogni ginocchio a gloria della maestà divina.