preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gloria nei cieli e gioia sulla terra, dice il ritornello del salmo di oggi. Aderire alla visione del Gesù Bambino significa lasciar scendere in noi una gioia che trasforma, un’esultanza che si fa canto e ci rende disponibili a portare agli altri questa lieta notizia e nulla ci può più trattenere. Effettivamente, come dice il Vangelo di oggi: “Ora a Gerusalemme, c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore”. Lo stupore di Simeone è contagioso perché è uno che ha saputo attendere con pazienza. Chiaramente, un’intera vita passata ad attendere quel momento, quel dono straordinario di poter abbracciare Gesù bambino, colui che dà Senso alla vita di ciascuno di noi. Disse il nostro caro professore: Il vecchio Simeone è un avvertimento per ciascuno di noi, egli ci ricorda che dobbiamo credere di più a ciò che il Signore ci mette nel cuore più che all’evidenza delle cose che sembrano invece dirci che il tempo passa e noi abbiamo atteso invano. Dio non ci tradirebbe mai mettendoci nel cuore qualcosa, per poi negarcela nella realtà”. Si può dire che attendere è un altro segno della nostra fiducia. Quindi impariamo da Simeone. Forse potremmo anche noi fare quell’esperienza nella nostra vita di fede, una esperienza di gioia immensa: “Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza”. Dio ci conceda davvero di poter un giorno vedere con i nostri occhi ciò che speriamo nel cuore. Signore, aiutaci a camminare con te. Amen!
Disse un anziano: "non chi denigra se stesso è umile, ma chi accetta con gioia insulti e ingiurie da parte del prossimo".
LO ZELO BUONO CHE I MONACI DEVONO AVERE Come c'è uno zelo amaro e maligno (cf. Gc 3,14) che separa da Dio e conduce all'inferno, così vi è uno zelo buono che separa dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. Ed è appunto in questo zelo che i monaci devono esercitarsi con intensissimo amore; e cioè: si prevengano l'un l'altro nel rendersi onore (Rm 12,10); sopportino con somma pazienza le loro debolezze sia fisiche che morali; facciano a gara nell'obbedirsi a vicenda; nessuno ricerchi il proprio vantaggio ma piuttosto quello degli altri; coltivino l'uno per l'altro un casto amore fraterno; temano Dio nellamore;
amino il loro abate con sincera e umile carità; nulla assolutamente antepongano a Cristo, il quale ci conduca tutti insieme alla vita eterna. Amen.
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