preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Nato a Londra da un ricco mercante, era stato Cancelliere del Re d'Inghilterra, Enrico II, quindi suo consigliere e confidente. Ne fu anzi ottimo amico, perché il Sovrano inglese non si sottrasse al fascino di quel giovane intelligente, elegante e ambizioso. Re e Cancelliere sembravano essere in perfetto accordo, e quando morì, nel 1161, l'Arcivescovo di Canterbury, Primate d'Inghilterra, il sovrano pensò di eleggere al suo posto quel suo collaboratore energico e fidato. Così, il brillante Cancelliere fu ordinato sacerdote e consacrato Arcivescovo, capo spirituale di tutto il popolo cristiano dell'Inghilterra. Ma Tommaso deluse le aspettative del sovrano. Diventato Arcivescovo, antepose gli interessi spirituali dei fedeli agli interessi del Re. Il Re che era stato suo amico divenne suo nemico, tentò di imprigionarlo, e Tommaso dovette rifugiarsi in Francia. Tornato in patria subì il martirio nella sua stessa cattedrale, per mano di quattro cavalieri, colpito a morte davanti all'altare, prima di spirare, disse: "Accetto la morte in nome di Gesù e della Chiesa".
San Tommaso Beckett, vescovo e martire, che per avere difeso la giustizia e la Chiesa fu costretto all'esilio dalla sua sede di Canterbury e dal regno stesso d'Inghilterra e, tornato in patria dopo sei anni, patì ancora molto, finché passò a Cristo, trafitto con la spada dalle guardie del re Enrico II nella cattedrale.
Dalle «Lettere» di san Tommaso Becket, vescovo
Non sarà coronato se non colui che avrà combattuto secondo le regole
Se ci preoccupiamo di essere quello che si dice di noi e vogliamo conoscere, noi che siamo chiamati vescovi e pontefici, il significato del nostro appellativo, è necessario che con ininterrotta sollecitudine consideriamo e imitiamo l'esempio di colui che, costituito da Dio pontefice in eterno, offrì se stesso per noi al Padre sull'altare della croce e che, dall'altissimo osservatorio dei cieli, continuamente scruta gli atti e le intenzioni di tutti gli uomini, per dare a ciascuno, alla fine, secondo le sue opere.
Infatti noi, succedendo agli apostoli e agli uomini apostolici nel più alto grado delle chiese, abbiamo assunto sulla terra le sue veci, ne abbiamo ricevuto la gloria del nome, l'onore della dignità e ne possediamo nel tempo i frutti delle fatiche spirituali, affinché per mezzo del nostro ministero venga distrutto l'impero del peccato e della morte, e l'edificio di Cristo, ben compaginato nella fede e nel progresso delle virtù, cresca nel signore come tempio santo.
E in verità grande è il numero dei vescovi. Noi, nella consacrazione, abbiamo promesso una sollecitudine e una attenzione più diligente nell'insegnare e nel governare, e ogni giorno ne facciamo la professione con le parole, ma volesse il cielo che la fedeltà alla promessa fosse avvalorata dalla testimonianza delle opere! La messe è certamente abbondante e per raccoglierla e adunarla nel granaio del Signore non basterebbe uno, né pochi.
Chi tuttavia dubita che la chiesa di Roma sia a capo di tutte le chiese e fonte della dottrina cattolica? Chi ignora che le chiavi del regno dei cieli sono state date a Pietro? La struttura di tutta la Chiesa non si innalza forse nella fede e sull'insegnamento di Pietro, finché tutti andiamo incontro a Cristo come uomo perfetto, nell'unità della fede e nella conoscenza del Figlio di Dio?
E' necessario che siano molti quelli che piantano, molti quelli che irrigano: l'espansione della parola e l'incremento dei popoli lo esigono; già l'antico popolo, cui bastava un solo altare, aveva per necessità molti maestri; tanto più ora per la venuta e l'affluenza di popoli, per i quali non basterebbe il Libano per il fuoco dei sacrifici e non sarebbero sufficienti per l'olocausto gli animali non solo del Libano, ma neppure di tutta la Giudea.
Ma chiunque sia che irriga e pianta, Dio non dà incremento se non a colui che ha piantato nella fede di Pietro e aderisce alla sua dottrina.
E veramente a lui ci si riferisce per le massime cause del popolo che devono essere esaminate dal Sommo Pontefice, e i giudici della Chiesa sono posti sotto di lui, perché sono chiamati a parte della sollecitudine per esercitare la potestà loro affidata.
Ricordatevi infine come sono stati salvati i nostri padri, in che modo e in mezzo a quante difficoltà la Chiesa è cresciuta e si è dilatata; quali tempeste abbia superato la nave di Pietro, che ha Cristo come capitano; come alla corona siano giunti coloro la cui fede brilla più chiaramente nelle tribolazioni.
Così è andata innanzi la schiera di tutti i santi, perché sia vero per sempre che non sarà coronato se non colui che avrà combattuto secondo le regole (cfr. 2 Tm 2, 5).
Tommaso (Londra, Regno Unito, 1120 ca. - Canterbury, 29 dicembre 1170), già cancelliere del re Enrico II, fu da questi nominato arcivescovo di Canterbury. Non volendo piegarsi all’invadenza del potere regio nella vita della Chiesa, fu costretto a rifugiarsi in Francia per alcuni anni. Tornato a Canterbury nonostante la persistente ostilità della corte, venne assassinato nella cattedrale da parte di inviati del re.
Dal Comune dei martiri: per un martire, o dal Comune dei pastori: per un vescovo.
O Dio, che hai dato al santo martire Tommaso [Becket] il privilegio di versare con grande coraggio il suo sangue per la giustizia, concedi a noi, con la sua intercessione, di rinnegare per Cristo la nostra vita in questo mondo, per poterla ritrovare nel regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
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