Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 28 dicembre 2022

...gloria a Te, o Signore...

Oggi ricordiamo i Santi Innocenti, martiri. Il loro martirio è il frutto del ragionamento sbagliato di Erode che si sente minacciato dalla nascita di Gesù. Infatti dice il testo: “Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi”. Tanti si chiedono come mai Erode abbia scatenato questa strage di quei bambini? Perché si credeva potente? Quando i magi annunziarono a Erode che è nato il Re, egli fu turbato e quindi per non perdere il regno pensa il peggio, uccidere quel bambino. È la paura che lo rende un mostro. La paura di perdere quello che lui considera un potere. Anche noi quante paure infondate portiamo dentro? Il mio professore diceva: “Ciascuno di noi può trasformarsi in Erode se lasciasse che la propria paura di perdere ciò che abbiamo prendesse il sopravvento. Siamo noi autori di stragi anche senza uccidere fisicamente nessuno. Il possesso alla fine ci possiede. Erode pensa di essere il re ma non si accorge di essere uno schiavo asservito alla sua stessa paura. Gesù non ci promette regni ma ci assicura che se lo seguiamo, possiamo essere re (cioè liberi) della nostra vita. Le stragi nascono sempre quando qualcuno mette in discussione i progetti dei potenti”. Ma pensandoci bene, Erode non è uno lontano da noi. Infatti siamo Erode quando, accecati dalle nostre pretese, schiacciamo chi ci sta accanto senza pensarci due volte. Ma di queste stragi premeditate, prima o poi dovremmo renderne conto davanti a Dio. Perché il pianto di Rachele risuona ancora, anzi più forte nel nostro contesto. I santi Innocenti furono uccisi per Cristo, e in cielo lo seguono, lui, l’Agnello senza macchia, cantando sempre: “Gloria a te, o Signore”. Amen!


Apoftegmi - Detti dei Padri

Il Padre Titeos disse: "Dominare la propria lingua: ecco la vera virtù".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI SI OBBEDISCANO A VICENDA

Se poi un fratello, per qualsiasi anche minima ragione e in qualunque modo viene ripreso dall'abate o da un altro superiore, o se si accorge che l'animo del superiore è leggermente, per quanto poco, irritato o turbato contro di lui, subito, senza indugio, si getti ai suoi piedi e rimanga lì a dare soddisfazione, finché quegli con la sua benedizione non mostri che la sua alterazione è passata. Chi rifiuta per disprezzo di compiere tale gesto, sia sottoposto al castigo corporale; se poi rimane ostinato nel suo atteggiamento, sia cacciato dal monastero.


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