preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù rinnova la legge antica scritta da Mosè, e la rende più bella, più profonda e tutta piena d’amore. Mentre infatti, un giorno, Egli insegnava nel Tempio, gli scribi e i farisei gli conducano una donna sorpresa in flagrante e gli dissero: Mosè ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. E Gesù, tutto calmo, rispose: “Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei”. E se ne andarono via tutti, uno dopo l’altro, incominciando dai più vecchi. Ma mi domando e dico: ma perché non hanno portato con loro anche lui? Perché colpevolizzare solo le donne? Ma Gesù è giusto e dice: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?... Neanche Io ti condanno; và, e d’ora in poi non peccare più!”. Sì, Gesù è Amore misericordioso, ma è anche Amore Giusto! Egli non condanna quelli che sbagliano, ma li compatisce, li perdona e li ammonisce dolcemente, come ha fatto con questa donna: “Neanche Io ti condanno; và, e d’ora in poi non peccare più”. Oggi invece spesso serpeggia una mentalità lassista, modernista, che è assai pericolosa per ogni cammino spirituale: “Dio è misericordioso, e chi sono io per giudicarti?”. In questo modo le anime non vengono aiutate a crescere, ma vengono abbandonate a sé stesse, e il demonio le divora. Preghiamo fratelli e sorelle carissime per la nostra, di tutti, anima fragile. Siamo soggetti al peccato ma portiamo sempre nel cuore il proposito fermo di non peccare più.
L'abba Antonio predisse all'abba Amun: «Tu farai molti progressi nel timore di Dio». Poi lo condusse fuori dalla cella e gli mostrò una pietra: «Mettiti a ingiuriare questa pietra», gli disse, «e colpiscila senza smettere». Quando Amun ebbe terminato, sant'Antonio domandò se la pietra gli avesse risposto qualcosa. «No», disse Amun. «Ebbene! anche tu», aggiunse l'anziano, «devi raggiungere questa perfezione».
SE I MONACI POSSONO AVERE ALCUNCHÉ DI PROPRIO Nel monastero bisogna estirpare fin dalle radici soprattutto questo vizio: che nessuno ardisca dare o ricevere qualcosa senza il permesso dell'abate; né avere alcunché di proprio, nulla nel modo più assoluto: né libro, né tavolette, né stilo, proprio niente insomma; dal momento che ai monaci non è lecito disporre nemmeno del proprio corpo e della propria volontà. Tutto il necessario invece lo devono sperare dal padre del monastero; e non sia lecito avere alcuna cosa che l'abate non abbia data o permessa. Tutto sia comune a tutti - come sta scritto - e nessuno dica o ritenga qualcosa come sua proprietà (At 4,32). E se si scoprirà un fratello che asseconda questo pessimo vizio sia ripreso una prima e una seconda volta; se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare.
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