Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 17 maggio 2005

Per essere il primo.

Spesso il vangelo ci riserva dei violenti contrasti. L'evangelista Marco li predilige e li sottolinea perché giustamente li ritiene particolarmente efficaci per la sua comunità fatta di gente proveniente dal paganesimo. Oggi ascoltiamo prima Gesù che per la seconda volta preannuncia la sua passione e morte e subito dopo la discussione degli apostoli su chi di loro fosse il più grande. Da parte del Figlio di Dio c'è la via dolorosa della estrema umiliazione dettata dall'amore che vuole redimerci pagando con il dono della vita, da parte degli Apostoli la ricerca di onori e di fatui primati. Gesù, il primo in assoluto, afferma: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti». Egli infatti siederà prima sul trono della croce, umiliato, deriso e sfidato. Verrà calato in un sepolcro e dopo il terzo giorno apparirà glorioso e trionfante. Ora, il Primo e l'ultimo, l'alfa e l'omega, siede alla destra del Padre nella pienezza della gloria. Entriamo così nel mistero e nello scandalo della croce. Entriamo nella verità ultima del vivere e del morire. Scopriamo, proprio dove si cela l'ingiustizia, l'odio, la morte i misteriosi percorsi del vero primato, che si esprime solo ed esclusivamente con la forza dell'amore. Essa sgorga da Dio stesso ed è già in se adorna di perfezione. Quanta miseria e quanta presunzione da parte dell'uomo: dopo quel primo peccato, quanti altri errori si sono accumulati. Quante schiavitù abbiamo sperimentato mentre cercavamo le nostre glorie e volevamo affermare i nostri primati!


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello andò da un eremita e uscendo dalla sua cella disse: Perdonami, o padre, perché ti ho impedito di adempiere alla tua regola. Quello rispose dicendogli: La mia regola è di accoglierti in modo ospitale e di farti andare in pace.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

VESTI E CALZATURE DEI FRATELLI

Ai fratelli si diano vesti secondo le condizioni e il clima dei luoghi dove risiedono, perché nelle regioni fredde si ha bisogno di più, in quelle calde di meno. Giudicare di questo spetta all'abate. Comunque noi pensiamo che nelle regioni a clima temperato siano sufficienti a ciascun monaco la tunica, la cocolla, una di pelo per l'inverno e una di stoffa liscia o consumata per l'estate e lo scapolare per il lavoro; le calze e le scarpe per i piedi. Quanto poi al colore o alla qualità degli indumenti, i monaci non vi facciano troppo caso, ma si accontentino di ciò che si trova nel territorio dove abitano o di quel che si può acquistare a minor prezzo. L'abate però si preoccupi della misura delle vesti, che non siano troppo corte per chi le deve indossare, ma di taglia giusta.


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