Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 18 maggio 2005

Nel nome di Gesù.

Molto spesso essere credenti può significare essere settari. Capita, con una certa frequenza di creare intorno alla nostra fede, mal compresa e mal vissuta, dei profondi fossati o delle alte mura praticamente invalicabili. Significa interpretare l'ovile come una fortezza da difendere da ogni possibile intromissione. Anche gli apostoli rischiano di restare vittime di tali errori. Hanno visto un tale che scacciava i demoni nel nome di Gesù Cristo e glie lo hanno proibito: «Perché non era dei nostri». Gesù da una risposta piena di sapienza: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi». Ecco una sana apertura al vero ecumenismo, ecco il compito della chiesa: non fare proselitismo, ma portare e diffondere ovunque la luce di Cristo. Il bene non si può ne colorare né frantumare; se è autentico, ha un'unica fonte. Tutto quello poi che si fa nel nome del Signore Gesù non può non avere le doti del vero bene: Egli è il nostro avvocato presso il Padre e ci ha solennemente promesso che tutto quello che chiederemo al Padre nel suo nome ci verrà concesso. La chiesa nella liturgia ha fatto suo questo monito e termina tutte le sue orazioni nel nome del nostro Signore Gesù Cristo. Anche nelle nostre preghiere personali, noi tutti, segnandoci con il segno della croce vogliamo dire che tutto, preghiere ed azioni volgiamo compierle nel suo nome, per la sua gloria. Risuona come logica conclusione la frase seguente: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa».


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un giorno l'Abba Macario, passando di ritorno dalla palude nella sua cella, recava con sé dei rami di palma, ed ecco per la strada gli venne incontro il diavolo con una falce per la mietitura. Lo avrebbe voluto colpire con quella falce, ma non ci riuscì e gli disse: O Macario, da te subisco grande violenza, perché non posso avere la meglio su di te. Infatti qualsiasi cosa tu faccia, la faccio anch'io: digiuni e anch'io non mangio affatto, vegli e anch'io non dormo affatto. C'è una sola cosa in cui mi sei superiore; l'Abate Macario chiese: Quale? Il diavolo rispose: La tua umiltà, a causa della quale non riesco ad avere la meglio su di te.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

VESTI E CALZATURE DEI FRATELLI

Quando si ricevono indumenti nuovi si restituiscano sempre quelli usati, da conservare nel guardaroba per i poveri. Devono bastare infatti al monaco due cocolle e due tuniche, sia per avere il cambio la notte sia per poterle lavare; il di più è superfluo e deve essere tolto. Anche le calze e ogni altra cosa usata le restituiscano quando ne ricevono di nuove. Quelli che si mettono in viaggio prendano i femorali dal guardaroba e al ritorno li restituiscano lavati. E le cocolle e le tuniche per il viaggio siano un po' più buone di quelle che ordinariamente usano; le prendano dal guardaroba quando partono e ve le ripongano quando tornano.


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