Giubileo della Speranza Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
11 - 17 Maggio 2025
Tempo di Pasqua IV, Colore bianco
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

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Venerdì 16 maggio 2025

Io sono la via, la verità, la vita.

Una frase di Gesù, tra le più conosciute e anche tra le più enigmatiche, nella sua semplicità e completezza. Con tre sostantivi, Gesù descrive il suo mistero, accostando tra loro realtà completamente diverse. La via rappresenta la materialità, un essere concreto. La verità indica un concetto astratto, che in Cristo diventa però concretezza in un preciso riferimento. La vita ci proietta in un mistero che non è conoscibile solo con le facoltà umane. Gesù non mette semplicemente una realtà vicina alle altre, ma indica una precisa relazione che trova in Lui il vero fondamento. Senza di Gesù, la nostra vita è un rincorrere affannoso di tante strade, che non trovano una vera meta. Tra le tante vie che troviamo davanti, la verità in Cristo ci indica un percorso sicuro per la nostra vita. Tra le tante verità che il mondo ci propone, in Cristo troviamo l’unica Verità che ci fa percorrere la Via per la Vita eterna. La Vita indica che la nostra esistenza non è legata alla sola temporalità e alla contingenza terrena. La Vita Eterna, donata da Cristo, è la Vita in Dio, nella comunione del suo Amore Eterno e infinito. Come fare però per rinnovare la Vita? Lo strumento è la Verità che Cristo ci fornisce. La sua Parola è la vera Parola che rinnova, perché contiene l’unica Verità che non muore mai. I suoi insegnamenti, per la Vita, sono la Verità. Come usare questi strumenti? Come realizzare questa Parola di Vita Eterna nella nostra esistenza? Gesù, con il suo esempio, ci fornisce la strada. Impariamo dalla sua misericordia, dalla sua mitezza, dalla sua disponibilità, dalla sua docilità, e scopriamo le virtù da realizzare concretamente.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'Abba Pastor disse: Allontanati da ogni uomo che quando discorre polemizza continuamente.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE IL MONACO PUÒ RICEVERE LETTERE O ALTRE COSE

Non sia assolutamente permesso al monaco ricevere, senza il consenso dell'abate, lettere, pii regali o qualunque altro benché piccolo oggetto, sia da parte dei parenti che di qualsiasi altra persona, né di mandarli loro e neppure di scambiarseli tra i fratelli. E anche se dai suoi parenti gli viene inviata qualche cosa, non ardisca accettarla senza averne prima avvisato l'abate. Se l'abate poi darà il permesso di accettarla, abbia piena facoltà di destinarla a chi vuole; e non si rattristi di ciò il fratello a cui la cosa era stata inviata, per non dare occasione al diavolo. Chi oserà agire diversamente, sia sottoposto alla disciplina regolare.

Cap.54,1-5.