Gesù è colui che realizza in pienezza il prodigio che è rimasto scolpito nella memoria del popolo eletto, come segno per eccellenza della benevolenza di Dio. Ma, tragicamente, la gran parte del popolo eletto non capisce più. La manna non fu che un anticipo, un’allusione del vero pane del cielo. Questi è Gesù, e viene dato dal Padre come fonte di vita per gli uomini. Si compì in Stefano la profezia di Gesù: lo Spirito del Cristo è diventato anima della testimonianza del martire. La chiusura del cuore e il tradimento del resto hanno accompagnato tutta la storia del popolo di Dio. Il santo diacono non teme la reazione e la lapidazione: sostenuto dalla fede e dalla visione di Gesù risorto, rinnova in sé la passione e l’atteggiamento di perdono del Crocifisso. Nel morire, egli vede “il cielo aperto”: riceve in dono la grazia della croce pasquale, di poter vivere la morte come compimento, come atto riassuntivo di tutto il suo vivere, come lasciarsi volontariamente nelle mani di Dio.
Un anziano diceva: Per questo non facciamo progressi, perché non conosciamo i nostri limiti e non abbiamo pazienza nel compiere l'opera che abbiamo intrapreso, ma vogliamo entrare in possesso della virtù senza alcuno sforzo.
L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA Veramente la vita del monaco dovrebbe avere in ogni tempo un tenore quaresimale; tuttavia, dato che questa virtù è di pochi, raccomandiamo che almeno nel periodo di Quaresima ognuno si impegni a custodire la propria vita con la più grande purezza, e insieme a riparare in questi santi giorni le negligenze degli altri tempi dell'anno. Ora, tutto questo lo possiamo attuare in maniera degna se ci asteniamo da ogni peccato e ci dedichiamo alla preghiera con le lacrime, alla lectio divina, alla compunzione del cuore e all'astinenza.