Gesù tante volte ha pregato: si appartava di frequente in luoghi solitari e trascorreva notti intere in preghiera, particolarmente nei momenti salienti della sua missione. Prima della passione, nell’orto del Getsemani, fin sulla croce ascoltiamo ancora la sua appassionata preghiera al Padre. Gli apostoli desiderano imitare il loro Maestro ed ecco la richiesta di uno di loro: «Signore, insegnaci a pregare». Gesù prima di donarci la Sua preghiera ci avverte: “Pregando, non sprecate parole”, come a dire; non sono le molte parole a fare la preghiera e queste non servono a convincere il buon Dio: “Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate”. Ecco allora una chiara indicazione del primo interlocutore a cui ci rivolgiamo: “Il Padre nostro”, il Padre che vuole farci sentire ancora l’afflato del suo amore come in una rinnovata creazione e una ritrovata fratellanza. La preghiera quindi è essenzialmente un dialogo di amore tra Padre e figli, ma è anche un dialogo di comunione dei figli con il Padre di tutti. Le prime richieste che seguono: “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà” mirano ad affermare in noi la priorità assoluta di Dio, la santità del Suo nome, il trionfo della sua santissima volontà. Il riconoscimento della suprema maestà divina e della nostra doverosa sudditanza, contiene in sé anche una implicita riparazione a quanto abbiamo rinnegato con il peccato. Comprendiamo così che la preghiera autentica ha sempre in sé anche un programma e un orientamento di vita. È certamente anche affermazione fiduciosa nel Dio provvido e misericordioso: a Lui chiediamo il pane e tutto quanto occorre alla nostra vita fisica e spirituale, gli chiediamo per la sua misericordia il restauro in sé della piena armonia e la ritrovata fraternità nel perdono. Il Padre nostro è quindi un anticipo della nostra risurrezione: il perdono di Dio, la sua misericordia, la ritrovata riconciliazione tra noi suoi figli ne sono i segni evidenti. L’ultimo dono che viene dalla preghiera di Gesù è la libertà dal male e la vittoria sulle cattive seduzioni. Quando noi preghiamo col Padre Nostro, preghiamo come pregava Gesù, preghiamo con Lui, con tutto il cielo con l’umanità intera, diventiamo con Cristo voce orante della Chiesa.
"Un fratello chiese ad abba Matoes: 'Che devo fare? La mia lingua mi è causa di afflizione: quando giungo in mezzo agli altri non riesco a trattenerla, ma in ogni loro buona azione trovo da giudicarli e accusarli. Che devo dunque fare?' L'anziano gli rispose: 'Fuggi nella solitudine. È debolezza infatti. Chi vive con dei fratelli, non deve essere spigoloso, ma sferico, per poter rotolare verso tutti'. E disse: 'Non per virtù vivo in solitudine, ma per debolezza; sono i forti infatti che vanno in mezzo agli uomini".
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Alle Ore diurne si inizi sempre con il versetto: «O Dio, vieni a salvarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto» (Sal 69,2) e il Gloria; quindi l'inno di ciascuna Ora. A Prima della domenica si dicano quattro strofe del salmo 118; nelle altre Ore, cioè a Terza, Sesta e Nona, tre strofe per volta dello stesso salmo 118.