Il brano che oggi ci viene proposto è una generosa offerta di perdono da parte di Dio, accompagnata da parole di conforto: “Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere.” È vero, insieme a molti beni della terra ci sarà il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, ma anche la gioia di conoscere il tuo Maestro, colui che ti indicherà la strada su cui camminare. Ma chi è questo Maestro che ci guida verso la via gradita a Dio? La risposta si trova nel Vangelo di Matteo. Nell’Antico Testamento Dio istruiva il popolo attraverso i profeti; nella Nuova Alleanza, invece, è Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, che si mette in cammino “per città e villaggi, insegnando nelle sinagoghe, predicando il Vangelo del Regno e curando ogni malattia.” La sua compassione si rivolge alle folle stanche e sfinite, che egli non abbandona, ma a cui manda i suoi discepoli con una missione chiara: “Predicare che il regno dei cieli è vicino, guarire gli infermi, risuscitare i morti, sanare i lebbrosi e scacciare i demòni.” Folle stanche e smarrite continueranno a esserci fino alla fine del mondo. Oggi, però, nel nostro mondo occidentale, questa stanchezza sembra aggravata da un paradosso: nonostante il benessere materiale, si sono smarriti i valori spirituali e talvolta anche quelli umani. Vediamo giovani tristi, insicuri, immaturi, cresciuti nel benessere ma non preparati alla vita. Cercano di riempire il vuoto interiore con il chiasso delle discoteche, le eccentricità della moda o le stravaganze delle scelte, spesso solo per scrollarsi di dosso la noia del “tutto e subito.” Eppure, sono certo che il Signore Gesù prova compassione per noi e per la nostra gente, così come per le folle del suo tempo. Allora mandò i suoi discepoli a portare conforto; oggi continua a inviare il Papa, i vescovi, i sacerdoti e i laici impegnati per entrare nel cuore di ogni uomo smarrito, offrendo speranza. Questa speranza trae origine dalla culla di Betlemme, dove la Parola eterna si è fatta carne.
Che il cielo conceda a tutti i nostri fratelli, tormentati dalla sofferenza e dallo sconforto, di ritrovare la speranza in Cristo Gesù, la Parola per eccellenza, fatta carne per la nostra salvezza.
Il padre di Zenone disse: "chi desidera che Dio esaudisca presto la sua preghiera, quando si alza e tende le mani al Signore, prima di pregare per ogni altra cosa e per la sua stessa anima, deve pregare nel cuore per i suoi nemici. È per questa azione buona che Dio lo ascolterà, qualsiasi cosa poi gli chieda".
L'ORDINE DELLA COMUNITÀ Dunque i fratelli, secondo i posti stabiliti dall'abate o secondo l'ordine di anzianità monastica, accedano al bacio di pace, alla Comunione, al canto dei salmi, al posto in coro; e in tutti i luoghi l'età non dovrà essere affatto criterio di distinzione o di preferenza, perché Samuele (cf. 1 Sam 3) e Daniele (cf. Dn 13) da giovani furono giudici degli anziani. Perciò, eccetto quelli che l'abate per ragioni superiori o per giusti motivi come abbiamo detto, avrà promossi o degradati, tutti gli altri abbiano il loro posto secondo l'ingresso in monastero; così, ad esempio, chi è entrato alla seconda ora del giorno sappia di essere più giovane di chi è entrato alla prima ora del giorno, qualunque sia la sua età o la sua condizione sociale; tuttavia i fanciulli siano sotto la disciplina di tutti in ogni caso.