Nel contesto di un pranzo nella casa di un fariseo Luca colloca sorprendentemente una serie di invettive durissime di Gesù contro i farisei e gli scribi a seguire. L'occasione si presenta quando Gesù, sedutosi alla tavola del fariseo non si attiene alle abluzioni rituali. Certo ogni religione ha i suoi riti; sono i gesti che riflettono e favoriscono l'incontro dell'uomo con Dio che è presente nella nostra storia quotidiana. Ogni rito però corre il rischio di divenire un assoluto. Formalizzando il gesto esteriore si dimentica l'importanza decisiva del cuore. Gesù lo nota: “Voi, farisei, purificate, sì, l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e d'iniquità”. Il fariseo, all'esterno, riconosce il dono di Dio anche nelle cose minime. In realtà però, all'interno, egli rapina addirittura la gloria di Dio ed è duro con i fratelli. E' uno che ha sostituito la misericordia di Dio con la propria impeccabilità. Invece di porre Dio e il suo amore nel suo intimo, ha posto se stesso e l'amore della propria immagine. A una luminosità esteriore, fatua, Gesù contrappone la luce del dono di sé e della misericordia che viene dal di “dentro” da un cuore che si sente graziato. Paolo, nella sua conversione, getta via ogni suo tesoro di grandezza come immondizia, di fronte alla sublimità della conoscenza e della condiscendenza del suo Signore. “Piuttosto - allora - date in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco tutto per voi sarà mondo”. L'elemosina è l'aspetto materiale della misericordia. La ricchezza dà possesso che ci divide dal Padre e dai fratelli, torna a essere dono, che riceviamo e doniamo. “L'elemosina salva dalla morte - che è nel cuore dell'uomo - e purifica da ogni peccato”, perché ci rende misericordiosi come “il Padre che è nei cieli”.
Un fratello domandò a un anziano: «Indicami una sola cosa da custodire, perché io ne viva!». L'anziano gli disse: "Se puoi essere ingiuriato e sopportarlo, è una gran cosa, che supera tutte le virtù».
LA MISURA DEL BERE Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo chi in un altro (1 Cor 7,7); ed è per questo che abbiamo qualche perplessità a fissare la misura del vitto per gli altri. Nondimeno, tenendo conto delle necessità dei più deboli, pensiamo sia sufficiente per ciascuno una emìna di vino al giorno. Chi poi ha avuto da Dio il dono di sapersene astenere, sappia che ne riceverà una ricompensa particolare. Qualora poi le condizioni del luogo o un lavoro eccezionale o l'eccessivo calore estivo richiedessero un supplemento, il superiore potrà concederlo, badando sempre che nessuno arrivi alla sazietà o all'ebbrezza.