Il 4 ottobre la Chiesa e l'Italia festeggiano San Francesco d'Assisi quale suo patrono. La liturgia si esprime nel famoso passo di Matteo in cui si mette in evidenza la gioia e il sentito ringraziamento di Gesù al Padre per aver rivelato ai semplici il Loro mistero, la Loro intimità. Il ringraziamento di Gesù ha come punto di riferimento il rigetto della sua parola da parte degli scribi e dei farisei, i dotti dell'epoca. Il mistero del Regno non è accessibile infatti per questo genere di sapienza umana. La gratitudine in questo caso concreto significa accettazione del progetto di Dio da parte dei semplici. Ad essi viene partecipata la conoscenza che c'è fra il Padre e il Figlio: “nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vuole rivelare”. Questi tali sono coloro che si presentano a Dio con la coscienza della loro povertà. Questa è la vita eterna: “Conoscere te e colui che hai mandato”. Il fine della missione del Figlio è aprire ai fratelli e condividere con loro il suo tesoro, la sua vita di Figlio del Padre. La nostra salvezza è diventare ciò che siamo: figli. Francesco d'Assisi ha risposto a questa chiamata. Si è fatto piccolo, umile e povero, contento di Dio solo. Ha scoperto che il Vangelo vissuto senza sconti rende creature nuove, persone risorte e fortemente gioiose, partecipi della vera umanità del Figlio di Dio. E' dal Vangelo che ha attinto il valore della pace e della fratellanza universale, l'impegno a unire piuttosto che a dividere, ad ammansire il lupo che fa strage in ogni luogo, la proposta a sentirsi servitori, e 'frati' al di là di ogni divisione e discriminazione. In Francesco questa umanità redenta, forgiata dalle esigenze e dalla tenerezza dell'amore per Dio e per gli altri, è diventata visibile nei segni della crocifissione, “porto quello che nel mio corpo manca alla passione del mio Signore”. Questa è l'umanità che Francesco propone, allora..., ma forse specie proprio oggi.
Un anziano diceva: «Fuggite l'amore che ispirano le cose periture perché passa con loro e perisce con loro».
SE TUTTI DEVONO RICEVERE IL NECESSARIO IN MISURA UGUALE Sta scritto: «Veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno» (At 4,35). Con questo non vogliamo dire che si facciano preferenze di persone - non sia mai! - ma che si tenga conto delle infermità dei singoli; così chi ha minori esigenze ringrazi Dio e non stia di malumore; chi invece ha maggiori necessità si umili per la sua debolezza e non si insuperbisca per l'attenzione che gli viene usata; e così tutte le membra saranno in pace. Soprattutto non compaia per nessuna ragione, in alcuna parola o altro gesto, il male della mormorazione. E se qualcuno sarà trovato colpevole di questo, sia sottoposto a una punizione molto rigorosa.