Il discorso sul Regno dei cieli non poteva non prevedere una spiegazione di come comportarsi in ambito ecclesiale con i peccatori. È sintomatico che nel capitolo diciottesimo si parli di bambini, di piccoli e di peccatori, e questo per evidenziare che nessuna realtà, nemmeno quella della Chiesa è esente dalle miserie della condizione umana. Già le lettere di Paolo ci fanno capire che nella comunità cristiana non vi sono perfetti, ma è costituita da realtà variegate e differenti, in cui il peccato è "di casa". E allora, come comportarsi nei confronti dei peccatori? Ci verrebbe da dire: sùbito alla gogna e fuori dalla comunità. Ma, questo non sarebbe né evangelico, né onesto. Infatti, il vangelo ci dà delle indicazioni preziose dicendoci che si deve avere pazienza e che i richiami vanno fatti fraternamente, gradualmente e in un clima di misericordia. Occorre, però, anche tanta onestà per ammettere che ciò che ci scandalizza nel fratello come peccato pubblico, noi spesso e volentieri lo abbiamo come colpa nascosta. Ciò che si vuole cancellare nell'altro sovente alberga in noi e la stigmatizzazione della colpa si riduce a rimozione di quanto non sopportiamo di vedere in noi stessi. Quello della correzione fraterna è un percorso difficile e irto di contraddizioni, che può essere avviato da chi è già avanti nel cammino di fede ed ha fatto esperienza della misericordia di Dio, che "è più grande del nostro cuore".
«Gli anziani dicevano: "Ad ogni pensiero che ti assale chiedi: "Sei dei nostri o vieni dall'Avversario?". Te lo dirà certamente!"».
L'UMILTÀ Quanto poi alla volontà propria, dalla Scrittura ci viene proibito di compierla quando dice: «Non seguire le tue voglie» (Sir 18,30); e similmente nel Padre Nostro preghiamo Dio che si faccia in noi la sua volontà. A ragione dunque ci viene insegnato di non compiere la nostra volontà, se evitiamo l'inganno di cui parla la Scrittura santa quando dice: «Ci sono delle vie che all'uomo sembrano diritte, ma che invece sboccano nel profondo dell'inferno» (Pr 16,25); e similmente ci guardiamo da ciò che si dice dei negligenti: «Sono corrotti e sono diventati abominevoli nelle loro voglie» (Sal 13,1 Volg.). Quanto infine ai desideri della carne, crediamo ugualmente che Dio ci è sempre presente, secondo ciò che dice il profeta: «Signore, davanti a te è ogni mio desiderio» (Sal 37,10). Guardiamoci dunque dai cattivi desideri, perché la morte è posta sulla soglia del piacere; perciò la Scrittura raccomanda: «Non andar dietro alle tue concupiscenze» (Sir 28,30).