Il racconto della passione domina la liturgia della parola di oggi. Il lettore che segue Gesù, nel contesto della celebrazione liturgica, è condotto a percorrere lo stesso itinerario dalla morte alla vita, dalla passione alla gloria. I due aspetti insieme formano la pasqua di Gesù, ma formano anche la nostra pasqua, la pasqua di tutti noi credenti. Istintivamente saremo presi dalla voglia di scavalcare la sofferenza e la morte... Da Gesù apprendiamo però che la notte della sofferenza si combina sul pentagramma della passione modulando la sinfonia dell'amore, perché il senso della vita è quello di spenderla per gli altri. Egli garantisce che il bene annienta il male e che la vita vince la morte. Non è dunque un caso che "pasqua fiorita" sia uno dei tanti nomi che qualificano la festa odierna. Non c'è che un amico per tutti, Cristo. Tutti noi abbiamo bisogno di questo amico che non tradisce, che capisce il dolore dell'uomo e dà una speranza perfino alla morte. Guardando a Cristo, noi cristiani non abbiamo creato il culto della personalità: di lui, non abbiamo fatto un mito. Non ci inchiniamo davanti a un uomo, ma davanti al Figlio di Dio che ha preso carne nel cuore della Vergine Maria. Niente e nessuno potrà cancellare la presenza di Cristo: neanche l'indegnità dei cristiani, poiché egli è entrato nel cuore dell'umanità senza chiedere nulla, neanche un atto di amore.
Un anziano disse: «Giuseppe d'Arimatea prese il Corpo di Gesù e lo mise in una sindone monda e in un sepolcro nuovo, cioè in un uomo nuovo. Che ciascuno abbia gran cura di non peccare per non oltraggiare Dio che abita in lui, e per non scacciarlo dalla sua anima. La manna fu data a Israele per nutrirsi nel deserto, ma al vero Israele è stato dato il Corpo di Cristo».
QUELLI CHE SENZA AUTORIZZAZIONE TRATTANO CON GLI SCOMUNICATI Se un fratello, senza l'autorizzazione dell'abate oserà trattare in qualsiasi modo con il fratello scomunicato o parlare con lui o inviargli un messaggio, incorra nella pena di una eguale scomunica.