Il Vangelo di oggi riporta la notissima parabola del mendicante di nome Lazzaro e di Epulone, l'uomo ricco che "tutti i giorni banchettava lautamente", mentre alla sua porta giaceva Lazzaro, pieno di ulcere e bisognoso di tutto. Ecco il tema ben noto del capovolgimento delle sorti nell'aldilà. C'è una cosa però che per molti degli ascoltatori di Gesù era certo inaspettata: Lazzaro è nel seno di Abramo, cioè al primo posto. Il Dio di Gesù è il Dio dei più poveri e degli abbandonati. Naturalmente qui non si tratta di una condanna dei ricchi e un'esaltazione dei poveri. E' piuttosto un ammonimento ad aprire gli occhi e usare giustamente quanto si possiede. Nella parabola si mostra per immagini quel rovesciamento di criteri già cantato nel Magnificat e proclamato nelle beatitudini. L'esistenza terrena è subordinata; non può essere condotta da padroni; da molti è reclamata la giustizia, "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo"; la si vive esercitando quella misericordia che allora sarà invocata anche da chi l'ha derisa, "Padre Abramo, abbi pietà di me e invia Lazzaro, perché sono tormentato da questa fiamma". Lazzaro è sempre inviato: "i poveri li avrete sempre con voi" come inviati da Dio per salvarci. Per prendere decisioni corrette, è utile porsi sempre dal punto di vista della fine e fare ora ciò che allora si vorrebbe aver fatto. Siamo più che convinti di questo, ma non ne facciamo una dovuta esperienza. La morte non livella, è anzi principio di distinzione, il limite ultimo che stabilisce ciascuno nella sua vera identità. Con essa finisce il tempo per portare frutti di conversione. Dio si rifiuta di mandare Lazzaro dai cinque fratelli del ricco defunto, che vivono come ha vissuto lui, sordi alla parola di Dio. "Non si lasceranno persuadere neanche da uno che risusciterà dai morti". Vi ricordate un altro Lazzaro, amico di Gesù? Quel Lazzaro di Betània fu risuscitato dai morti. Ma i suoi fratelli ebrei, piuttosto di convertirsi avrebbero preferito ucciderlo di nuovo perché non testimoniasse in favore di Gesù. Neppure lo straordinario evento della Risurrezione scuote dall'indurimento del cuore chi rifiuta di ascoltare ciò che il Signore incessantemente insegna attraverso le Scritture. Non siamo così noi. Non lasciamoci vincere da coloro che, contro il vangelo, gridano dai pulpiti e vogliono governarci... Siamo piuttosto con coloro che amano i "lazzari" del nostro tempo che giacciono magari sotto i loro palazzi...
Forse, anche le distrazioni, hanno un funzione: quella di renderci più umili e consapevoli che ogni nostra preghiera è una preghiera povera e una preghiera di poveri. Ma Dio ci ascolta sempre.
COME CELEBRARE LE VIGILIE NOTTURNE NELLE DOMENICHE Di domenica ci si alzi un po' prima per le Vigilie. E a queste Vigilie domenicali si osservi il seguente ordine: cantati cioè, come stabilito sopra, sei salmi e il versetto, mentre tutti siedono con ordine, ciascuno al suo posto, sugli scanni, si leggano dal codice quattro letture con i loro responsori, come sopra abbiamo detto; solo al quarto responsorio il cantore aggiunga il Gloria, intonato il quale tutti subito si alzino in piedi con riverenza.