Il sacerdote, durante la Santa Eucaristia, alla presentazione delle offerte, benedice il Signore, Dio dell'universo, riconoscendo che dalla sua bontà proviene il pane ed il vino. Il lavoro dell'uomo è santificato nell'opera della creazione e santifica l'uomo posto nel disegno d'amore di Dio. Tutta l'attività che l'uomo svolge, se inserito in questo progetto, è santificata dall'amore creatore e redentore del Signore. È questa una novità del cristianesimo, una riscoperta di un rapporto veramente personale con Dio che il mondo ebraico non riusciva a cogliere nella sua pienezza. La critica di Gesù non si trova solo nell'ipocrisia di una religiosità formale, anche per noi potrebbero essere rivolte le Sue parole! È un invito concreto nella scoperta di un Dio creatore, di un Dio che salva e che chiede un rapporto intimo che valorizza la dignità della persona umana. Proprio nella rivelazione di un Dio Trinitario vi è la possibilità di un incontro vero con il Signore, un incontro reale di salvezza. È qui il mistero del Dio che si offre come cibo e bevanda. L'opera di redenzione di Gesù Cristo parte proprio dalla realtà della creazione, tutta è buona agli occhi del Signore. L'uomo può contaminarla se la usa al di fuori del progetto nel quale è iscritta.
Un fratello ha detto ad un anziano: «Io non vedo lotte nel mio cuore». L'anziano gli rispose: «Tu sei un edificio aperto da tutti i lati. Chiunque entra da te e ne esce a proprio piacimento. E tu, tu non sai ciò che accade. Se tu avessi una porta, se tu la chiudessi ed impedissi ai cattivi pensieri di entrare, allora li vedresti fermi all'esterno e combattere contro di te».
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI E difatti parlare e insegnare è compito del maestro, tacere e ascoltare è dovere del discepolo. Quindi, se si deve chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con tutta umiltà e sommo rispetto, in modo da non parlare più di quanto sia conveniente. Quanto poi alle volgarità, alle parole inutili o alle buffonerie, le escludiamo nel modo più assoluto da tutto l'ambito del monastero e non permettiamo che il discepolo apra la bocca a tali discorsi.