La festa dell'Assunzione è purtroppo nota ai più solo come "Ferragosto", ma è la più importante tra quelle della Madonna: celebra il mistero della nostra risurrezione che nella persona di Maria (la sola tra tutti!) è già avvenuto. E' come celebrare quindi la nostra pasqua, ciò che in noi deve ancora avvenire e che avverrà, dunque è la nostra festa, la festa di ciò che saremo. Maria è entrata con il corpo nella vita divina, nella gloria (cfr. II lettura: quando questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale di incorruttibilità...); vive già da ora la vita di risorta (cfr. I lettura del giorno: Ora si è compiuta la salvezza...).. E' anche la festa in cui si può parlare di Maria senza temere di cadere nel devozionalismo mariano.
Questa festa è antichissima anche se la proclamazione del dogma dell'assunzione è recentissimo (1950!). Ma perché è stata fissata il 15 Agosto?
Basta guardarsi attorno. L'estate è al culmine, i colori sono al massimo della loro densità: le rose, i girasoli, il blu del mare, il verde delle foreste. È tutto molto intenso ... si potrebbe dire che più di così ... si muore. La natura infatti muore, sfiorisce, ma solo perché è arrivata alla sua pienezza; muore sì, ma per consumazione, per pienezza di vita. La vediamo quasi "sfatta", ma solo per il suo eccesso di fioritura (sazi di giorni muoiono tutti i patriarchi nell'Antico Testamento).
La festa di oggi ci vuole dire anche un po' questo: Maria (il credente), è colei che ha vissuto appieno la sua vita in Cristo. La tradizione infatti non parla della morte della Madonna ma della sua "dormizione", ella cioè non muore, ma si compie per pienezza di vita, si consuma di vita. Lo avete mai visto un girasole morire? ... sazio di colore e di fioritura, carico di semi e stanco di fecondità.
La cosa più bella da fare oggi (oltre - per chi può - alle battaglie con i semi di cocomero sulla spiaggia) sarebbe una carrellata sulla storia delle rappresentazioni artistiche del mistero di Maria.
Sempre e ovunque ci si imbatterà su Maria che tiene in braccio il bambino: è la rappresentazione che prende nome di Theotokos, la madre di Dio. Maria è anzitutto questo: il trono di Gesù, luogo dell'ostensione, un supporto per lui, è il suo corpo (sia perché glielo ha dato sia perché è simbolo della chiesa) e infatti solitamente lei è raffigurata enorme e lui piccinissimo. Lei è la visibilità di Gesù (questo in fondo è il ruolo della chiesa).
Un altro filone di raffigurazioni vede in Maria la persona che ha veramente compiuto la relazione filiale con Dio: è la figlia di Sion (già nell'AT Israele è considerato come un figlio da Jhwh, si veda per es. Osea 11,1; Sal 2; Is 66 ecc...).
L'icone della dormizione si collocano su questo filone: raffigurano Maria stesa su un grandissimo letto, circondata dai discepoli. Questo letto troppo grande per non essere un simbolo, ricorda l'arca dell'alleanza (cfr. infatti il riferimento propostoci dalla liturgia nella I lettura della vigilia e nella I lettura della messa). Maria sembra che dorma (la morte non è più un evento drammatico, come ci dice anche la II lettura della messa della vigilia: dov'è morte la tua vittoria? Dov'è morte il tuo pungiglione?). Sopra di lei vi è una mandorla. La mandorla è il simbolo della nuova vita, come un grembo di una donna, come un uovo, è il simbolo della risurrezione. Peraltro abbiamo celebrato, guarda caso, pochi giorni fa la trasfigurazione, che nelle icone presenta lo stesso simbolo; infatti ogni festa di Maria ha un suo parallelo in un festa del Signore.
In questa mandorla vi è Gesù che tiene in braccio, in segno di esposizione (si sono invertiti i ruoli), una cosa bianca e piccola: quella sarebbe l'anima di Maria, appena nata alla nuova vita. E' Maria questa volta ad essere bambina (se non diventerete come bambini...), ed è avvolta ora lei nelle bende-sudario (come lo è Gesù nell'icona di Natale) ed è ora lei Figlia. Si tratta quindi della sua nascita al cielo.
Ovviamente questa icona è da vedere in contrasto con le altre icone della Madonna, quelle in cui è lei che porta in braccio il Figlio. Questo è il paradosso del cristianesimo, per dirla con Dante: Vergine Madre, figlia del tuo figlio ... tu se' colei che l'umana natura/nobilitasti sì che'l suo Creatore/non disdegnò farsi sua creatura.
Maria è modello del credente che accogliendo la Parola di Dio (avvenga di me secondo la tua parola) diventa figlia di Dio.
Altro filone è quello che vede in Maria la sposa. Il rapporto che Dio ha con Israele nell'Antico testamento prende spesso le forme di quello di un rapporto di amore e quindi Israele viene considerato da Jhwh come il partner esclusivo di questo rapporto d'amore (cfr. Osea 2, Trito-Isaia; Ct; Ger ecc...). Per questo - lo si dica per inciso - l'adulterio sarà preso ad emblema del peccato, non perché la Bibbia nutra atteggiamenti encratisti o sessuofobi, ma perché con esso si vuole spiegare in metafora, secondo il linguaggio dell'amore sponsale, cosa è l'allontanamento da Dio [e per questo l'immaginario collettivo ha fatto diventare Maria di Màgdala una prostituta ... ma questo aprirebbe un altro discorso...]
Le raffigurazioni di Maria sposa ce la mostrano seduta sullo stesso trono di Gesù, insieme con lui (leggere Ef 1!!), vestita come una sposa (cfr. Sal 44 e ancora Ef 5). In alcune figure Gesù stesso le dà la sua corona (condivide con lei la sua gloria, cioè la vita divina, la resurrezione) mentre attorno tanti angeli suonano e cantano (cfr. I lettura della vigilia).
Ci sarebbe ancora da sottolineare che Maria è legata al mistero della generazione e del dono della vita a doppio laccio, sia come donna (il mistero del parto) che come credente (la vita della fede), e per questo non può conoscere la morte (cfr. prefazio del giorno: non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita). La fede e le donne (che la Bibbia rende infatti le prime testimoni della resurrezione e della fede in Cristo) ci dicono insomma che le sofferenze presenti possono essere solo le doglie di un parto (aprendo così il mistero del male ad una nuova speranza) e che forse anche la morte in fondo può essere considerata solo un eccesso di vita (vedere come muore un girasole, ma anche come muore Rachele in Gen 35,17ss!).
In altre rappresentazioni Maria è una figura enorme, in piedi, dentro il cui manto sono raccolti tanti uomini e donne: allora ella è raffigurata nel simbolo della tenda-chiesa, il santuario (cfr. I lettura della messa del giorno). Maria-Chiesa è una persona in molte persone, perché Maria oltre ad essere un individuo storico (della cui esperienza tanto singolare e inaudita, nulla si può dire) è icona di quello che è ogni credente che vive la sua fede fino in fondo, fino alle sue estreme conseguenze. Maria è perciò immagine della chiesa (nella I lettura del giorno si dice rivestita di sole, tenendo presente da una parte l'uomo che si riveste di Cristo [cfr. Fil, Ef, Col] e dall'altra l'idea di Cristo-sole). La metafora della tenda dell'alleanza ci dice che la chiesa è sempre in cammino, come il popolo nel deserto (che è luogo dell'incontro con Dio, del fidanzamento: cfr. prima lettura del giorno) e che deve sempre "smontarsi", come si smonta una tenda, per poi ricostruirsi altrove quando si vuole proseguire il cammino. Il cammino dell'uomo con Dio è una storia d'amore, progressiva, tappa per tappa.
Solo dal XIII secolo in poi Maria viene raffigurata sempre più da sola, senza il bambino. Questo riflette un cambiamento anche della mariologia e della pietà mariana: è infatti da questo momento che inizia la degenerazione di questa figura e del suo messaggio, così importante per ogni cristiano.
Solo in riferimento a Cristo, infatti, Maria ha senso. Solo in quanto Madre di Dio, vera credente, arca dell'alleanza, tenda del convegno, immagine del popolo di Dio, sposa, figlia, corpo di Cristo, sua visibilità, luogo visibile dell'ostensione di qualcosa che è sempre tanto piccolo (Madonna "trono" di Gesù bambino). Solo così si comprende davvero questa maestosa figura.
Quando invece la si staccherà da questo mistero, non la si comprenderà più. Quando infatti, e saranno molte le omelie a farlo oggi, si parla delle sue grandi virtù, della sua esperienza, di quello che faceva, di quanto ha gioito o sofferto, semplicemente non si sa cosa si dice, perché il vangelo tace completamente su tutto questo. La sua esperienza è stata la sua, originale e particolarissima quanto può esserlo la mia e la tua, tanto più quella di Maria fu la sua come quella di nessun altro.
Se sia stata una donna esemplare o una "madre snaturata" non ne sappiamo poi gran che (anzi pare che alcuni padri abbiano fatto affermazioni abbastanza sconcertanti in quest'ultima direzione!). Certo ha vissuto in modo quanto mai vicino e inaudito l'esperienza della fede e in questo ci è davvero madre e modello. Ma più ancora: guardando a lei dovremmo vedere cosa accade a noi: impariamo a vederla come sorella (?!).
Ultima annotazione: per capire qualcosa in più di questo "grande mistero" (Ef 5) di Maria, abbiamo dovuto ricorrere alla fede di coloro che prima di noi l'hanno creduta, e credendola hanno cercato di comprenderla e rappresentarla. ... con tutto ciò che questo significa: NELLA FEDE DELLA CHIESA.
(preparato per il nostro sito dalle Benedettine del Monastero di San Luca - Fabriano)
«Poni alla porta del tuo cuore un cherubino con la spada infuocata».
L'UMILTÀ Se dunque gli occhi del Signore scrutano buoni e cattivi (Pr 15,3) e se il Signore dal cielo si china sugli uomini per vedere se esista un saggio, se c'è uno che cerchi Dio (Sal 13,2), e se dagli angeli a noi assegnati, quotidianamente, giorno e notte, vengono riferite le nostre azioni al Signore nostro Creatore, allora dobbiamo essere continuamente vigilanti, fratelli, affinché il Signore, come dice il profeta nel salmo, non ci veda mai volti al male e diventati inutili (Sal 13,3 Volg.); e, se anche ci perdona adesso perché è misericordioso e aspetta che ci convertiamo, non debba poi dirci un giorno: «Hai fatto questo e io ho taciuto» (Sal 49,21 Volg.).