Quarta domenica di Avvento, ormai il traguardo è vicino. Partendo dalla prima lettura, Acaz non vuole abbandonare le sue strategie umane di salvezza e quindi rifiuta a mettere Dio alla prova, chiedendo un segno. Ma nonostante la sua resistenza, il segno divino verrà dato e questo segno è l’Emmanuele. Quel che ci offre il vangelo di Matteo di oggi vuole mettere in evidenza la figura di Giuseppe. Infatti Maria era fidanzata con Giuseppe. Nella cultura del tempo il fidanzamento aveva gli stessi effetti giuridici del matrimonio. Quindi deve essere stato difficile per quest’uomo dover accettare di trovarsi davanti alla gravidanza della donna che amava, vedendo in un solo istante crollato ogni suo progetto. E nonostante questo continuare ad avere preoccupazione per Maria, affinché non la uccidessero. Giuseppe è davvero un uomo giusto. Diceva il nostro professore: “Ma per essere santi non basta essere giusti, bisogna superare la giustizia, bisogna entrare nel territorio più esigente della fiducia in Dio e non nel semplice buon senso o buon cuore”. Giuseppe, quando non capiva cosa stava succedendo, dormiva. È un sogno che capovolge tutto, un angelo del Signore gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Come ci si può fidare di un semplice sogno? Eppure Giuseppe, uomo giusto, si fida. Giuseppe ci insegna di fidarci di Dio anche quando il mondo sembra crollarci a doso. “La cosa che conta è seguire ciò che sai essere vero, anche se ti conduce per strade e vie che non conosci e che non avevi calcolato”. Giuseppe ha fatto così. E quindi, davanti all’evidenza della fede, si arrende, prende la responsabilità di ciò che gli è capitato e comincia a seguire ciò che sente essere vero, nonostante tutto e tutti. “Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l'angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie”. In questo dettaglio penso ci sia tutto il cristianesimo che crediamo: svegliarsi e prendersi la responsabilità di quello che ti sta accadendo, bello o brutto che sia. Affidiamoci all’intercessione di Giuseppe e impariamo da lui. Amen.
I monaci chiesero all'abba: "che cos'è la maldicenza?". Risposta: "misconoscere la gloria di Dio e invidiare il prossimo".
IL PRIORE DEL MONASTERO Perciò noi abbiamo ritenuto necessario, per salvaguardare la pace e la carità, che dipenda dalla volontà dell'abate tutta l'organizzazione del monastero. E, se è possibile, tutte le esigenze del monastero siano regolate, come abbiamo già stabilito, per mezzo dei decani, secondo le disposizioni dell'abate, cosicché, quando gli incarichi sono divisi tra più persone, nessuno abbia occasione di insuperbirsi. Se però le condizioni locali lo esigono, se la comunità per giusti motivi ne fa umilmente richiesta e se l'abate lo giudica utile, egli stesso, con il consiglio di fratelli timorati di Dio, scelga chi vuole e se lo costituisca priore. Da parte sua questo priore esegua con rispetto quanto gli sarà comandato dal suo abate, senza permettersi nulla che sia contro la volontà o le disposizioni dell'abate; perché, quanto più è preposto agli altri, tanto più bisogna che osservi con maggior impegno le prescrizioni della Regola.