Nella nostra diocesi di Civitacastellana celebriamo oggi la solennità della Madonna "ad Rupes", venerata nel santuario di Castel Sant'Elia. Per noi le letture sono della festa della Madonna. Sulle nostre pagine invece proseguiamo con le letture del giorno. Nel vangelo odierno riascoltiamo le parole del centurione rivolte a Gesù e che noi ripetiamo, con piccole varianti, immediatamente prima di accedere alla santa comunione: «Signore, non stare a disturbarti, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito». È una bella espressione di fede e di umiltà. Ci sorprende particolarmente perché viene da un pagano e da un uomo posto in autorità nell'ambito militare, una categoria che è più abituata a comandare che a compiere atti di sottomissione. Egli riconosce la potenza e la dignità del Cristo per cui non osa andare da Lui ed è convinto che non occorra che si scomodi a raggiungere la sua casa. Gesù con la forza della sua parola può guarire anche a distanza. Altra sorpresa deriva dal fatto che l'umile implorazione del centurione non riguarda la guarigione di un suo familiare, ma di un suo servo, che egli aveva molto caro. Quel militare pagano merita non solo la guarigione dell'infermo, ma anche un bell'elogio da parte del Signore: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». Possiamo trarre da questo episodio salutari ed utilissimi insegnamenti: l'umiltà è il presupposto indispensabile della preghiera, ma questa deve essere sopportata dalla fede intensa. Quando rivolgiamo a Dio la nostra preghiera per gli altri esprimiamo concretamente il nostro amore verso il prossimo e, lo sappiamo, l'amore apre il cuore di Dio alle grazie che imploriamo.
«Abba Teodoro di Ferme – riporta un detto – interrogò abba Pambo: "Dimmi una parola!". Con molta fatica gli disse: "Teodoro, va', abbi misericordia di tutti, perché la misericordia trova fiducia presso Dio"».
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Recitato così l'intero salmo in due giorni, cioè la domenica e il lunedì, a Terza, Sesta e Nona del martedì si dicano tre salmi per volta, dal 119 al 127, complessivamente nove salmi; e questi si ripetano sempre uguali alle stesse Ore fino alla domenica, mantenendo invariata per tutti i giorni la disposizione degli inni, delle letture e dei versetti; e così la domenica si comincerà sempre dal salmo 118.