Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
03 - 09 Aprile 2022
Tempo di Quaresima V, Colore viola
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Domenica 03 aprile 2022

La misera e la misericordia.

Il brano della donna adùltera è una stupenda applicazione della misericordia divina. E' significativo che l'episodio non ci viene offerto come parabola ma come un fatto concreto. Una donna, trovata sicuramente in stato di peccato, sta per subire una morte crudele per mano di giustizieri improvvisati. Questi giustizieri, però, non si accontentano di ciò: sicuri della giustezza della loro posizione credono di poter anche cogliere in flagrante contraddizione Gesù. Un occasione ghiotta si presenta loro, quando vedono Gesù impegnato in discussioni con i farisei. Non solo pensano di soddisfare la loro sete di vendetta ma pensano di sbarazzarsi, una volte per tutte, di quel predicatore che tante volte li aveva posti in imbarazzo. Gesù riesce a capovolgere tutta la situazione: non solo salva la donna - senza giustificare il suo peccato, condonandolo - ma svela l'ipocrita malvagità dei farisei. La donna è così redenta: ha salva la vita, non solo quella materiale ma soprattutto la spirituale. Si trovava davanti ad un branco di persone affamate del suo sangue, ora invece ha di fronte solo lo sguardo di Gesù che - alzatosi - le viene incontro. Gesù e la sua misericordia si trova di fronte al peccato che vuole redimere; si trova anche di fronte ad una persona che vuole salvare. Gesù condanna il peccato e salva il peccatore. E' questo il nostro comportamento, noi, così spesso pronti alla condanna? E' questa la nostra giustizia o non è - alle volte - proprio all'opposto? Crediamo di applicare la giustizia condannando il peccatore: così non eliminiamo neanche il peccato. Siamo in continuazione chiamati alla misericordia, al perdono, alla redenzione. Il peccato è sempre da condannare. Il peccatore da comprendere, da accogliere, da redimere. «Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; ma va' e d'ora in poi non peccare più».


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba Antonio predisse all'abba Amun: «Tu farai molti progressi nel timore di Dio». Poi lo condusse fuori dalla cella e gli mostrò una pietra: «Mettiti a ingiuriare questa pietra», gli disse, «e colpiscila senza smettere». Quando Amun ebbe terminato, sant'Antonio domandò se la pietra gli avesse risposto qualcosa. «No», disse Amun. «Ebbene! anche tu», aggiunse l'anziano, «devi raggiungere questa perfezione».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE I MONACI POSSONO AVERE ALCUNCHÉ DI PROPRIO

Nel monastero bisogna estirpare fin dalle radici soprattutto questo vizio: che nessuno ardisca dare o ricevere qualcosa senza il permesso dell'abate; né avere alcunché di proprio, nulla nel modo più assoluto: né libro, né tavolette, né stilo, proprio niente insomma; dal momento che ai monaci non è lecito disporre nemmeno del proprio corpo e della propria volontà. Tutto il necessario invece lo devono sperare dal padre del monastero; e non sia lecito avere alcuna cosa che l'abate non abbia data o permessa. Tutto sia comune a tutti - come sta scritto - e nessuno dica o ritenga qualcosa come sua proprietà (At 4,32). E se si scoprirà un fratello che asseconda questo pessimo vizio sia ripreso una prima e una seconda volta; se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare.

Cap.33,1-8.