Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
13 - 19 Febbraio 2022
Tempo Ordinario VI, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Mercoledì 16 febbraio 2022

Una guarigione diversa dalle altre.

Dovunque Gesù vada, gli si chiede una opera prodigiosa, subito si presenta qualcuno da guarire. Anche a Betsaida succede la stessa cosa: a Gesù è portato un cieco. Stavolta, però nel miracolo troviamo un diverso atteggiamento di Gesù. A Gesù è richiesta una dimostrazione pubblica. Gli è chiesto un miracolo perché, con la guarigione, possa dimostrare ancora una volta una presenza diversa. Il miracolo domandato in questo modo vuol chiedere a Gesù un significato, una indicazione preziosa per chi gli sta intorno. Gesù accoglie questo invito; stavolta però pensa soprattutto la richiesta della guarigione e la opera in un modo diverso da quanto sottinteso da tutti gli altri. Gesù guarda sempre e soprattutto alla persona e al suo bene spirituale e fisico; i suoi miracoli non si lasciano mai condurre ad una semplice manifestazione di grandiosità e prodigalità; hanno sempre in vista il bene ultimo dell'uomo. Stavolta, però Gesù vuol privilegiare il contatto personale e intimo con chi gli è portato davanti. La dinamica del miracolo significa un accompagnamento, una sensibilità, una premura ed una sollecitudine che mettono al primo posto proprio l'uomo. Gesù accompagna il cieco per mano; Gesù si dimostra interessato che la guarigione sia completa. Dalla descrizione del miracolo capiamo che il miracolato non è un cieco nato; cerca di distinguere le figure che all'inizio gli appaiono confuse ed indistinte; è diventato cieco, quindi ed ha bisogno dell'aiuto del Signore per vederci perfettamente. Gesù stesso non si accontenta che il cieco riveda con un barlume di vista; vuole che essa sia perfetta. Nel cieco ci rispecchiamo noi tutti quando chiediamo a Gesù che ci accompagni per le vie del mondo perché possiamo vedere tutto perfettamente alla luce della fede.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un anziano disse: "Se vedi uno cadere e puoi aiutarlo, tendigli il tuo bastone e fallo risalire. Ma se non puoi tirarlo su, lasciagli il tuo bastone e non perderti anche tu insieme a lui. Se gli dai la mano e non puoi trarlo su, sarà lui a trascinarti in basso e morirete tutti e due". Questo diceva per quelli che vogliono aiutare gli altri, al di là delle loro possibilità».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il quarto gradino dell'umiltà si sale quando nell'esercizio della stessa obbedienza, anche incontrando durezze e difficoltà e persino ricevendo delle ingiurie, si abbraccia nel silenzio del proprio cuore la pazienza, e sopportando tutto, non si viene meno né si indietreggia, perché la Scrittura dice: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22); e ancora: «Si rinfranchi il tuo cuore e sopporta la prova del Signore» (Sal 26,14 Volg.). E per mostrare che il fedele deve sostenere per il Signore anche tutte le contrarietà possibili, la Scrittura dice nella persona di quelli che soffrono: «Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello» (Sal 43,23); e, certi della speranza della ricompensa divina, essi proseguono con gioia: «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8,37). Così pure in un altro passo la Scrittura dice: «Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere in un agguato, hai messo un peso ai nostri fianchi» (Sal 65,10-11). E per indicare che dobbiamo sottostare a un superiore, prosegue: «Hai posto un uomo sulle nostre teste» (Sal 65,12).

Cap.7,35-41.