Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
09 - 15 Gennaio 2022
Tempo Ordinario I, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Mercoledì 12 gennaio 2022

Guarigione della Suocera di Pietro e la preghiera di Gesù.

La Suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Questo è uno dei dettagli fondamentali che incontriamo nel vangelo di oggi, e che subito colpisce la nostra sensibilità. Perché rispecchia il vero senso di Chiesa, quello di accorgersi degli ultimi, ossia delle persone specialmente quelle che soffrono, ed adoperarsi per aiutare loro in diversi modi, intercedendo per loro, come nel vangelo di oggi per il caso della suocera di Pietro. “Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli”. I verbi che incontriamo in questa frase non sono da ignorare perché descrivono la prassi normale attraverso cui la Grazia agisci nella vita dell’uomo: accostarsi, sollevare, prendere per mano e guarire. Solo alla fine, in qualche modo, come segno di riconoscenza, c’è l’azione della donna: si mise a servirli. Chiaramente possiamo dedurre che il lavoro lo fa Cristo. Invece noi siamo di solito preoccupati di dover fare tutto noi, purtroppo dimenticando che da soli non ci salviamo. Infatti il Cristianesimo è lasciarsi sanare e non trovare strade di autoredenzione. L’autoredenzione è una delle falsità preferite dal maligno. Effettivamente, a volte, spinti dall’orgoglio, pensiamo di essere liberi, quando non abbiamo bisogno di nessuno. Invece se la Suocera di Pietro avesse ragionato nella stessa logica probabilmente sarebbe morta. Quindi ribadiamo che bisogna lasciarsi aiutare, lasciarsi amare, lasciarsi toccare, lasciarsi portare… avere soprattutto fiducia negli altri, che possono intercedere per noi. Per noi monaci, la lezione più grande del vangelo odierno non consiste nella guarigione della suocera di Pietro che anche questa non è da sottovalutare ma nella preghiera. “Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”. Gesù, nella sua duplice dimensione, come tutti noi, sente pure la stanchezza dopo tutto quello che ha fatto fin ora, tra predicazioni, esorcismi e guarigioni. Ma è molto interessante perché Gesù non si ritira per un semplice relax ma per pregare cioè per essere in contatto con suo Padre, un contatto per rifare le forze, perché cosciente, che da solo non ce l’avrebbe fatta, soprattutto come dice: il suo cibo è fare la volontà del Padre suo. Quindi anche noi, spesso vittime della frenesia odierna, troviamo in questo gesto di Gesù un esempio da imitare perché ritirarsi per pregare è ritornare all’essenziale della vita, e da lì ripartire. Infatti San Benedetto nella Regola scrive: Nulla anteporre all’amore di Cristo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un abba è stato invitato ad un monastero di città. Non volle lasciare il suo eremo ma poi acconsenti e ci andò. Passeggiavano nel rumore tra carri e buoi e l'abba disse: tu, senti cantare il grillo? Un grillo?!... si meravigliò il monaco di città... in questo rumore, impossibile... l'abba si girò e gli fece vedere il grillo su di un albero che cantava proprio per lui. Eh... disse il monaco di città, voi del deserto avete un orecchio più acuto. L'abba tirò fuori una moneta d'argento e la getto sul marciapiede. E mentre essa cadeva si è sentito appena un rimbalzo metallico sulle pietre... In un istante tutti quelli che erano lì vicino si sono girati toccando le loro saccocce... Questo lo raccontò per spiegare la parabola "lì dov'è il tuo tesoro c'è anche il tuo cuore...".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

VARIE SPECIE DI MONACI E LORO VITA

La quarta specie di monaci è poi quella dei cosiddetti girovaghi, i quali passano tutta la loro vita girando di paese in paese e facendosi ospitare per tre o quattro giorni in monasteri diversi, sempre senza fissa dimora e instabili, schiavi delle proprie voglie e dei piaceri della gola e in tutto peggiori dei sarabaiti. Del miserabile genere di vita di tutti costoro è meglio tacere che parlare.
Lasciamoli dunque da parte e veniamo, con l'aiuto del Signore, a organizzare la fortissima specie dei cenobiti.

Cap.1,10-13.