Abbandoniamo oggi per un attimo la meditazione sulla lettera agli Ebrei. Ma comunque il commento lo trovate qui sotto, giusto per una lettura continua. La Liturgia romana infatti ci presenta oggi (per i benedettini domani) due apostoli della seconda ora. La fecondità dei semi divini, anche se portata dai santi apostoli, oggi Timoteo e Tito, è misteriosamente nascosta, non ha nulla di appariscente e di clamorosamente visibile; la si può scorgere solo con l'occhio della fede, che ci aiuta a comprendere, ma non ci svela mai completamente il mistero che racchiude. Sembra che tutto sia troppo piccolo ai nostri occhi, sembra che i granellini di Dio, sparsi per il mondo, siano inadeguati a confronto con le nostre attese e le nostre smanìe di grandezza. C'è poi l'impazienza che ci morde dentro e non ci consente di attendere che il seme germogli e cresca. Viviamo l'epoca del tutto e sùbito. Dio vede il nostro tempo in chiave di eternità e quindi lo scandisce secondo un suo piano inscrutabile. Non ci è dato di conoscere neanche il tempo della mietitura o della raccolta dei frutti. Ci sfuggono perfino i criteri per valutare la crescita del Regno. Le misure di Dio infatti non corrispondono alle nostre. Tutto questo però non significa che Egli ci voglia lasciare completamente al buio: il suo piano universale di salvezza ci riguarda direttamente e la crescita del seme significa per noi l'incarnazione nel tempo e in ciascuno di noi di quel progetto. Ci dona perciò la fede, che dobbiamo alimentare con le altre virtù cristiane, specialmente con l'umiltà e la purezza del cuore. Solo così possiamo arrivare ad accogliere con una accettazione piena ed incondizionata i progetti divini, senza la pretesa, assurda per la pochezza dei nostri occhi, di volerli misurare con i nostri criteri umani. È proprio nei confronti di Dio che sperimentiamo i grandi guasti derivanti dalla superbia e le meraviglie che sgorgano dall'umiltà. I fasti e le glorie dei regni umani hanno le loro storie e rivelano la loro caducità. Il regno di Dio, proprio perché silenzioso e umile, piccolo e nascosto, si rivela infine in tutta la sua grandiosità con i prodigi che opera nella nostra storia. Gesù lo dichiarerà, ve lo ricordate: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Il seme di Dio, il suo figlio prediletto, dovrà calarsi, proprio come seme fecondo, nelle viscere della terra, per germogliare e portare frutti di universale salvezza, in quel mattino di Pasqua.
"Un tale interrogò abba Antonio dicendo: "Cosa devo fare per piacere a Dio?". L'anziano rispose: "Fa' quello che ti comando: dovunque tu vada, tieni sempre Dio davanti ai tuoi occhi; qualunque cosa tu faccia, appoggiati sempre sulla testimonianza delle sante Scritture; in qualsiasi posto abiti, non andartene subito. Custodisce queste tre cose e sarai salvo".
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Rinunziare interamente a se stesso per seguire Cristo. Trattare con austerità il proprio corpo. Non ricercare i piaceri. Amare il digiuno. Ristorare i poveri. Rivestire gli ignudi. Visitare gli ammalati. Seppellire i morti. Soccorrere i sofferenti. Consolare gli afflitti. Rendersi estraneo ai costumi del mondo. Nulla anteporre all'amore di Cristo.