Il vangelo di Matteo che leggiamo in questa festa ci ripropone il momento culminate della vita dell'apostolo Andrea. Gesù cammina lungo il lago di Galilea; possiamo ben immaginare i pensieri che l'accompagnano. Sta cercando operai per la sua vigna perché la messe è molta! Il suo occhio si posa su una scena comune in quel luogo. Due pescatori che stanno gettando la rete e con essa la speranza di fare una buona pesca. Gesù si accosta e scandisce in modo imperativo il suo comando: "Seguitemi". La motivazione di quell'invito e di quella chiamata è far cambiare vite e mestiere ai due fratelli Simone e Andrea: "Vi farò pescatori di uomini. È mirabile la prontezza della risposta non formulata in parole, ma con l'immediatezza dei fatti: "ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono". Restiamo ammirati dalla forza della parola del Cristo, dal suo imperativo, ma anche dalla prontezza della risposta dei due. Viene da chiedersi se essi avessero compreso appieno la portata dell'invito e della proposta del Signore. Forse no! Comunque ciò accresce la stima per i due fratelli; quando si è animati da una incondizionata fiducia e da una stima sincera e profonda per colui che ci chiama e ci sollecita, tutti i dubbi e tutte le domande svaniscono nel nulla, non hanno più ragione di essere prese in considerazione e prevale soltanto la gioia di sentirsi chiamati proprio da lui, dal Signore Gesù. Oggi nella storia di Andrea molti rivedranno come in uno specchio la propria chiamata. Tutti potranno comprendere che quando Gesù chiama c'è solo da dirgli il nostro "sì", senza tentennamenti e senza esitazione alcuna.
L'Abba Epifanio diceva: "il profeta Davide pregava a notte fonda, si alzava a mezzanotte, prima dell'alba invocava aiuto, all'alba era in preghiera, al mattino implorava, alla sera e a mezzogiorno elevava suppliche. Per questo poteva dire: sette volte al giorno io ti lodo".
I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO E se per caso nel monastero si devono fare delle nomine o trattare qualche affare importante, occupi il posto che gli spetta secondo la data di ingresso in monastero, non quello che gli è stato assegnato per riverenza al sacerdozio. Così pure se un chierico, mosso dallo stesso desiderio, vorrà aggregarsi al monastero, sia collocato in un posto intermedio, ma anche qui a condizione che prometta l'osservanza della Regola e la propria stabilità.