Se ai tempi del Signore fossero esistite le moderne istituzioni che tutelano i diritti dei lavoratori, sicuramente avrebbero trovato un valido appiglio per contestare l'operato del padrone della vigna nei confronti degli operai chiamati a lavorarvi. I primi ad essere chiamati lavorano per tutto il giorno e giustamente affermano: «abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo». Gli ultimi hanno lavorato solo per poche ore, il compenso però è uguale per tutti. Qui scopriamo ancora una volta che le nostre valutazioni non corrispondono a quelle di Dio: Egli ci ha avvertito: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie». Il motivo fondamentale della differenza di giudizio e di valutazione deriva dal fatto che Dio è infinito nelle sue perfezioni e noi limitatissimi nelle nostre visioni. Dio sa coniugare perfettamente giustizia e amore, equità e benevolenza, giudizio e misericordia. Sicuramente egli non commisura la ricompensa al reddito delle nostre azioni o al rendimento che ne abbiamo procurato. Egli vede piuttosto la nostra disponibilità ad accogliere le sue divine sollecitazioni in qualsiasi momento esse arrivino e ciò è per lui già motivo per darci la ricompensa tutta intera. Agli operai della prima ora che protestano perché si ritengono vittime di una grave ed evidente ingiustizia: «Il padrone, rispondendo ad uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vàttene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». Sì, rischiamo, con il pretesto di affermare il nostro umano e limitato concetto di giustizia di contestare la bontà e la magnanimità di Dio. Rischiamo di essere invidiosi perché egli è buono. Accade qualcosa di simile quando il Padre, dopo aver accolto il figlio scapestrato, che ha dissipato malamente tutte le sue sostanze, lo accoglie a braccia aperte ed organizza per lui una grande festa, che però suscita l'indignazione del fratello maggiore. Anch'egli si ritiene ingiustamente vittima di una evidente discriminazione. Dio nella sua infinita bontà fa dei suoi beni quello che vuole e perciò può accadere che gli ultimi diventino i primi se hanno risposto con piena disponibilità al suo invito. È importante allora farsi trovare pronti e disponibili in qualsiasi ora della nostra lunga giornata perché egli, il Signore, passa e bussa alla porta del cuore di ogni uomo per rendere operosa e feconda la nostra vita.
Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».
LA SCOMUNICA PER LE COLPE Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.