Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
16 - 22 Agosto 2020
Tempo Ordinario XX, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno II, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Lunedì 17 agosto 2020

Se vuoi essere perfetto...

Va subito detto che tendere alla perfezione è un dovere di ogni cristiano, ciascuno nel suo particolare stato di vita. È un comando del Signore: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". È invece mentalità comune che la perfezione, che coincide qui con la santità, sia una mèta riservata a pochi. Ciò deriva dal fatto che solo alcuni la Chiesa elenca nella schiera dei santi e li propone a modello e protezione nostra. Resta però sempre vero che tutti dobbiamo conseguire la meta. Possiamo quindi fare nostra la richiesta dell'anonimo del Vangelo che chiede a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». La risposta di Gesù si articola in due momenti: prima egli ricorda e detta ciò che è essenziale per avere la vita eterna, l'osservanza cioè dei Dieci comandamenti, poi indica una via privilegiata che può condurre alla perfezione della santità. Tale via implica il distacco totale ed incondizionato da tutti i beni e le umane sicurezze per seguire Cristo povero, casto ed obbediente. Nel proseguo della conversazione emerge un grosso ostacolo alla sequela di Cristo. È l'attaccamento ai beni di questo mondo o forse ancor più il dubbio circa le garanzie che Gesù stesso offre a coloro che lo seguono. Le ricchezze e le sicurezze di questo mondo per quanto fragili e passeggere possano apparire, esercitano sempre un grande fascino e una grande tentazione per l'uomo. Non ci stupisce più di tanto perciò che quel signore che aveva potuto affermare con verità di aver osservato tutti i comandamenti sin dalla sua infanzia, che anelava ai beni celesti, che voleva scoprirne la via migliore per raggiungerli, se ne sia poi andato "triste perché possedeva molte ricchezze". Sì, davvero i beni di questo mondo ci posseggono talvolta e ci appesantiscono vietandoci di volare verso Dio.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un anziano disse: "Se vedi uno cadere e puoi aiutarlo, tendigli il tuo bastone e fallo risalire. Ma se non puoi tirarlo su, lasciagli il tuo bastone e non perderti anche tu insieme a lui. Se gli dai la mano e non puoi trarlo su, sarà lui a trascinarti in basso e morirete tutti e due". Questo diceva per quelli che vogliono aiutare gli altri, al di là delle loro possibilità».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il quarto gradino dell'umiltà si sale quando nell'esercizio della stessa obbedienza, anche incontrando durezze e difficoltà e persino ricevendo delle ingiurie, si abbraccia nel silenzio del proprio cuore la pazienza, e sopportando tutto, non si viene meno né si indietreggia, perché la Scrittura dice: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22); e ancora: «Si rinfranchi il tuo cuore e sopporta la prova del Signore» (Sal 26,14 Volg.). E per mostrare che il fedele deve sostenere per il Signore anche tutte le contrarietà possibili, la Scrittura dice nella persona di quelli che soffrono: «Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello» (Sal 43,23); e, certi della speranza della ricompensa divina, essi proseguono con gioia: «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8,37). Così pure in un altro passo la Scrittura dice: «Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere in un agguato, hai messo un peso ai nostri fianchi» (Sal 65,10-11). E per indicare che dobbiamo sottostare a un superiore, prosegue: «Hai posto un uomo sulle nostre teste» (Sal 65,12).

Cap.7,35-41.