Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
17 - 23 Maggio 2020
Tempo di Pasqua VI, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Giovedì 21 maggio 2020

L'afflizione si cambierà in gioia.

In poche battute, Gesù annuncia ai suoi discepoli la sua Resurrezione e la sua Ascensione al cielo. I discepoli ancora non capiscono il senso profondo di quanto sta dicendo. Noi, forti della storia della prima Comunità siamo agevolati e in "quel poco" riusciamo a capire di cosa si tratta. Anche i discepoli lo ascoltano ma non riescono a capire la profondità del messaggio. Sono molto dispiaciuti dell'annunzio. Si oppongono. È l'agire dell'uomo che è al centro; con i suoi desideri e le sue richieste. È un piano che trascina, però, è l'egoismo dell'uomo. I nostri occhi non riescono sempre a comprendere tutto. Ci facciamo influenzare da pregiudizi e non sempre guardiamo all'essenziale. Il Signore lo ha sempre ripetuto: io non guardo all'apparenza. Le gioie e le tristezze che derivano da questo atteggiamento hanno il sapore fugace delle aspettative umane. Sono legate a momenti e destinate a cambiare in poco tempo. L'altra prospettiva parla di Dio. È Lui al centro vero e reale. È Lui che opera; noi dobbiamo far risaltare questa sua opera. Ciò non vuol dire che la nostra opera non sia importante; significa darne una ossatura e una prospettiva diversa. La gioia che ne deriva riposerà in Dio e avrà la sua forza e la sua resistenza. Vi è una dolcezza ed una consolazione che riusciranno a far superare tutte le difficoltà momentanee. Sarà una gioia piena e completa, eterna perché la promessa da Cristo, attuata nel suo Amore, non finirà mai. È questa la sua vera e grande promessa per noi! "Non si rattristi il vostro cuore...".


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'Abba Pastor disse: Proprio come il fumo fa uscire le api dall'alveare in modo che il miele venga loro sottratto, così una vita comoda priva l'anima dell'uomo del timor di Dio e cancella tutte le sue opere buone.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

GLI ARTIGIANI DEL MONASTERO

Se nel monastero vi sono degli artigiani, esercitino la loro arte in tutta umiltà e solo con il consenso dell'abate. Se però qualcuno di loro si insuperbisce per la perizia acquisita nella sua arte e perché pensa di recare una qualche utilità al monastero, costui sia sospeso da quell'attività e non torni ad esercitarla se prima non si sarà umiliato e l'abate non glielo avrà concesso di nuovo

Cap.57,1-3.