Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
19 - 25 Aprile 2020
Tempo di Pasqua II, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Domenica 19 aprile 2020

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.

Le piaghe alle mani e al costato identificano Gesù e lo fanno riconoscere nel suo primo saluto alla comunità dei discepoli, ancora timorosa e sbigottita. Certamente la fede nella risurrezione fa fatica a prendere consistenza. E' una verità inimmaginabile per la mente umana. E' l'evento che completerà la nuova creazione, che Gesù è venuto a costituire per l'umanità. Allora è plausibile ritrovarci anche noi dalla parte di Tommaso all'annuncio degli altri: "Abbiamo visto il Signore". Perché si crei questa sicurezza occorre smontare o sfumare le nostre convinzioni, giacché il disfacimento del corpo, il nostro annientamento costituiscono una vera tomba sepolcrale. Riconosciamo sì l'immortalità dell'anima, tuttavia, la sua impalpabilità, il suo essere spirituale ci porta nell'astratto. L'esigenza di Tommaso di "vedere, toccare per credere" per sé è legittima. Non si crede per leggerezza. Ma è disapprovabile il suo modo di pretendere, di condizionare il suo credere a una richiesta di un segno tangibile, rifiutando anche apertamente la testimonianza unanime della sua comunità. "Se non vedete segni e prodigi non credete", era stato già un lamento precedente di Gesù. Il Maestro, pur riservando una beatitudine particolare per coloro che credono: "beati quelli che pur non avendo visto crederanno", si accosta benevolmente a questo fuggitivo discepolo "otto giorni dopo", per illuminarlo con la sua presenza e con la sua parola. Tommaso si sente umiliato a tale vista e professa energicamente più degli altri la sua fede: "Mio Signore e mio Dio". Questo "credo" pasquale è l'attestato più alto della risurrezione. A questa fede si può giungere per vie più o meno diritte, ma per la maggior parte dei casi per vie contorte, come Tommaso. "Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli", li fa ancora il Signore nel tempo, che è occasione di salvezza, "perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché credendo, abbiate la vita eterna nel suo nome".


Gesù Misericordia!

Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

Per la Sua dolorosa Passione abbi misericordia di noi e del mondo intero.

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse un anziano: «L'umiltà non è uno dei piatti del festino, ma il condimento che insaporisce tutti i piatti».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CHE NESSUNO PARLI DOPO COMPIETA

In ogni momento i monaci devono coltivare il silenzio, ma soprattutto nelle ore notturne. Perciò in tutti i tempi, sia nei giorni di digiuno che nei giorni del doppio pasto, ci si regoli così: se è un giorno in cui c'è il pranzo, i fratelli, appena alzatisi da cena, si riuniscano tutti insieme e uno legga le Collazioni o le Vite dei Padri o altro testo che edifichi chi ascolta; ma non i primi sette libri della Bibbia o i libri dei Re, perché alle menti deboli non sarebbe utile udire a tale ora queste parti della Scrittura, le quali tuttavia si devono leggere in altri momenti. Se invece è giorno di digiuno, dopo la celebrazione dei Vespri, fatto un breve intervallo, si riuniscano subito per la lettura delle Collazioni, come abbiamo detto sopra; se ne leggano quattro o cinque fogli o quanto l'ora permette, per dare modo a tutti, durante il tempo della lettura, di radunarsi insieme, anche quelli occupati in qualche ufficio loro assegnato.

Cap.42,1-7.