Oggi celebriamo l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, un momento significativo della missione di Cristo. Proprio a Gerusalemme si sta compiendo la sua missione terrena. Gesù vi entra osannato tra ali di folla, proclamato come il figlio di Davide, il Benedetto nel nome del Signore. Gesù entra a Gerusalemme nel tripudio dei rami frondosi tagliati. Percorre poi nell'acclamazione dell'Osanna del popolo in festa, le vie di Gerusalemme, usando come tappeto i mantelli gettati davanti ai suoi piedi. È la folla che si aspetta il messia per la rinascita di un potere esclusivamente terreno. La folla che ora è così pronta all'Osanna non tarderà poi a chiedere a gran voce a Pilato la crocifissione di colui che ora stanno festeggiando. L'aspettativa umana si è infranta mostrando la debolezza e la fragilità dei progetti nati solo dal desiderio umano. Gesù, per il suo ingresso messianico, contrappone infatti uno stile diverso. A quella folla così numerosa, Egli non fa corrispondere un corteo maestoso e sontuoso, degno dei più alti re terreni. Egli entra a cavallo di un'asina e con un puledro. Due glorie sono a confronto; quella umana e quella di Dio. Gesù sarà glorificato nella sua donazione totale e ciò avverrà anche con l'ausilio inconsapevole della folla che incitava i romani alla sua crocifissione. È la gloria del Padre che si manifesterà con la potenza del suo Amore. La gloria che è desiderata dagli uomini, si realizza negli onori delle potenze terrene. Gesù, nel suo ingresso a Gerusalemme, mette a confronto queste due glorie. Gloria di Dio e gloria umana, che non vivono in una contraddittoria avversione ma sono accolte per comprendere il significato dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Osanniamo allora con gioia Gesù, come il vero Re, re di pace e di misericordia, chiedendo che in tutto sia sempre glorificato Dio.
Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi poiché la prima preoccupazione alla quale lo spirito si apprende fin dall'aurora, esso continua a macinarla come una mola per tutto il giorno, sia grano, sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il tuo nemico getti zizzania.
I SETTIMANARI DI CUCINA I fratelli si servano a vicenda e nessuno venga dispensato dal servizio di cucina, a meno che non sia malato o occupato in cose di maggiore utilità, perché in tal caso si acquista una più grande ricompensa e un aumento di carità. Ai più deboli si diano degli aiutanti, affinché non svolgano il servizio di malumore; anzi abbiano tutti degli aiuti, secondo i bisogni della comunità e la posizione del luogo. Se la comunità è numerosa, il cellerario sia dispensato dal lavoro di cucina e così pure chi - come abbiamo detto - fosse occupato in cose di maggiore utilità; tutti gli altri si servano vicendevolmente nella carità.