Con la venuta del Redentore e l’istituzione dei sacramenti il cristiano partecipa al mistero pasquale del Risorto che gli dona la possibilità di entrare in una nuova condizione di vita, nella partecipazione alla sua figliolanza divina. In questo modo si dà inizio alla conformazione dell’uomo nuovo a quella di Gesù Cristo. In virtù di questi doni, dell’annuncio della novità che egli viene a portare: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose», la vita risorge e diventiamo capaci di vivere in coerenza quanto Gesù ci propone e ci chiede. In antico fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui, fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle”. Novità prima impraticabili e che tali rimangono se non ispiriamo la nostra vita ad una sincera e profonda imitazione di Cristo. Come ad un felice approdo ecco il comandamento dell’amore, quello nuovo che tutti gli altri racchiude: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli” In antico era: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Era la legge del taglione, “Ma io vi dico”. “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi odiano... E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?...” Nessuno prima di Gesù era arrivato a concepire l'amore e il perdono come essenza della vita. Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio, ci ha spalancato la porta dell’amore e del perdono, fino a lasciarci abbagliati dalla luce che emanano. Non esistono alternative: per assomigliare al Padre nostro celeste, che fa sorgere il sole per tutti e manda la pioggia sui giusti e sugli ingiusti, e per raggiungere la pace del cuore, bisogna arrivare ad amare, perdonare e pregare per i nostri persecutori. L’unico mezzo per potervi riuscire è la preghiera, anche se, all’inizio, cominciare a pregare per i nostri nemici non è né facile né naturale...
Come pregare? «Alcuni chiesero al padre Macario: "Come dobbiamo pregare?". L'anziano rispose loro: "Non c'è bisogno di dire vane parole, ma di tendere le mani e dire: - Signore, come vuoi e come sai, abbi pietà di me. Quando sopraggiunge una tentazione, basta dire: - Signore, aiutami!. Poiché egli sa cosa è bene per noi e ci fa misericordia".
L'UMILTÀ Il dodicesimo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco non solo è umile nel suo cuore, ma anche nell'atteggiamento esteriore dà sempre prova di umiltà a chi lo osserva; e cioè: durante l'Ufficio divino, in chiesa, all'interno del monastero, nell'orto, per via, nei campi, dappertutto insomma, stando seduto o camminando o in piedi, tiene sempre il capo chino e lo sguardo fisso a terra; ritenendosi sempre colpevole per i suoi peccati e i suoi vizi e vedendosi già comparire di fronte al tremendo giudizio di Dio; e ripete continuamente in cuor suo ciò che, con gli occhi fissi a terra, diceva il pubblicano del vangelo: «Signore, non sono degno io peccatore di alzare gli occhi al cielo» (cf. Lc 18,13); e ancora col profeta: «Mi sono curvato e umiliato fino all'estremo» (Sal 37,9 Volg.).