Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
02 - 08 Febbraio 2020
Tempo Ordinario IV, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno II, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Giovedì 06 febbraio 2020

Inviati nel mondo.

L’annuncio che Gesù è venuto a portare nel mondo deve raggiungere gli estremi confini della terra. Ha chiamato per questo i primi disposti a seguirlo. Ha promesso che sarebbero diventati pescatori di uomini. Li ha messi alla sua scuola, li ha preparati ad un compito arduo. Con fiducia poi li invia. L’evangelista dice «Incominciò a mandarli a due a due», è l’inizio di un’opera missionaria ininterrotta fino ai nostri giorni e sicuramente destinata a protrarsi nei secoli futuri. Gesù sa in che mondo dovranno andare e quindi li dota dei mezzi necessari: «Diede loro potere sugli spiriti immondi». Poca cosa, verrebbe da pensare: gli spiriti immondi sono il germe del male e del peccato in tutte le sue forme. Quel male deve essere purificato, tutte le sporcizie del mondo devono essere mondate; il peccato deve essere vinto e cancellato. Dovranno per questo predicare, invitare alla conversione, scacciare i demoni, ungere e guarire i malati. Poi ordina loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. Nessuna umana sicurezza anzi dice loro: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”: tutto deve venire da Colui che invia i suoi, da chi dà loro il mandato. Le uniche certezze: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo», e: «Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».


Apoftegmi - Detti dei Padri

Io non temo più Dio, lo amo. Perché l'amore caccia il timore.

Antonio

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

Facciamo quel che dice il profeta: «Ho detto: veglierò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua; ho posto un freno alla mia bocca mentre l'empio mi sta dinanzi; sono rimasto in silenzio, mi sono umiliato e ho taciuto anche di cose buone» (Sal 38,2-3 Volg.). Qui il profeta ci mostra che, se per amore del silenzio dobbiamo alle volte astenerci dai discorsi buoni, tanto più per la pena del peccato, dobbiamo evitare quelli cattivi. Pertanto, per custodire la gravità del silenzio, ai discepoli perfetti si conceda raramente il permesso di parlare, fosse pure di argomenti buoni, santi ed edificanti; poiché sta scritto: «Nel molto parlare non eviterai il peccato» (Pr 10,19); e altrove: «Morte e vita sono in potere della lingua» (Pr 18,21).

Cap.6,1-5.