Gesù, subito dopo la scelta dei dodici apostoli e dopo aver guarito e sanato molte persone, nell'annuncio del Regno, ora si rivolge ai suoi discepoli. L'atteggiamento di Gesù rivela una scelta ben precisa. Il messaggio delle beatitudini, chiamate la Magna Carta del cristianesimo, si inserisce con forza nella novità assoluta del discepolato di Gesù. I veri beati sono i discepoli di Gesù, dei quali ci è fornita una ben precisa identità. La lettura completa del brano delle beatitudini, allora impedisce un doppio rischio, che sembra essere in qualche modo alternativo. Alzando gli occhi ai discepoli, Gesù quasi compie una seconda creazione, quella che è operata nel solco della redenzione. Il discepolo è, nella nuova creazione il figlio di Dio, creato ad immagine e somiglianza dello stesso Gesù, vero uomo e vero Dio. La proclamazione delle beatitudine non è la nuova edizione di un manuale di morale pratica e spicciola; Gesù tratteggia il suo Volto nella nuova identità dei discepoli. Essere discepolo di Gesù è opera di Dio, deriva dalla missione del Figlio. Il dono del discepolato, che riceviamo dall'Incarnazione e ci fa partecipi del Mistero Pasquale, non può essere vissuto come inermi ma richiede la nostra collaborazione. Ciò è evidente anche perché, sempre rivolgendosi ai discepoli, Gesù completa le beatitudini nei "guai" corrispondenti. Gesù non divide, con il suo messaggio, i "buoni" - i discepoli - con i "cattivi", gli altri. Tutti sono chiamati e tutti sono invitati a percorre la via che le beatitudini tracciano. Il discepolato di Gesù è un dono da vivere nella nostra quotidianità, per la nostra vita. Non è un semplice stato ma è il percorso che invita tutti alla conversione vera di cuore. La gratuità dell'agire di Dio non implica la nostra inattività ma la passività nel senso dell'accoglienza docile della voce dello Spirito. Con le beatitudini siamo invitati a riscoprire il dono della grazia del Battesimo che ci rende figli di Dio per viverlo in coerenza e sincerità.
«Un giovane fratello fu inviato dal suo anziano da un certo fratello che aveva un giardino al Sinai per prendere qualche frutto per il suo abba. Quando giunse al giardino, disse al fratello che ne era il proprietario: "Padre, il mio anziano mi ha chiesto se hai qualche frutto?". Gli disse: "Si, figlio mio, tutto ciò che vuoi è là; prendi quello che ti serve". E il giovane monaco disse: "Forse c'è qui la misericordia di Dio, padre?". Quando quel fratello udì questa parola, rimase pensieroso, con gli occhi a terra e disse al giovane: "Cosa hai detto figlio mio?". Il giovane ripeté: "Padre, ho detto: Forse c'è qui la misericordia di Dio, padre?". E nuovamente per la terza volta il fratello gli pose la stessa domanda. Il proprietario del giardino rimase per un momento in silenzio, non sapendo cosa rispondere al giovane, e poi con un sospiro disse: "Dio ci aiuti, figlio mio!". E lasciando all'istante il giovane, prese la sua melote e andò nel deserto, abbandonando il giardino e dicendo: "Andiamo a cercare la misericordia di Dio. Se un giovane mi ha interrogato senza che io potessi dargli una risposta, che cosa farò quando sarò interrogato da Dio?"»
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI A Prima del lunedì si dicano tre salmi, cioè l'1, il 2 e il 6; e così fino alla domenica a Prima si recitino ogni giorno tre salmi di seguito fino al 19, ricordandosi di dividere in due parti i salmi 9 e 17. In tal modo alle Vigilie della domenica si comincerà sempre con il salmo 20. A Terza, Sesta e Nona del lunedì si dicano le rimanenti nove strofe del salmo 118, tre strofe per ciascuna Ora.