Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
28 Luglio - 03 Agosto 2019
Tempo Ordinario XVII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno I, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Lunedì 29 luglio 2019

Attendere.

Nell'ordine benedettino festeggiamo Marta, Maria e Lazzaro, amici del Signore. Il commento per la festa lo inseriamo qui sotto. Invece nelle letture del giorno proseguiamo il racconto della storia della salvezza. Mosè riceve la legge ed Aronne permette che si costruisca un vitello (leggete un toro, infatti è usato vitello in un'accezione dispregiativa e diminutiva) d'oro, immagine potente dei culti della fertilità cananei. Due figure emblematiche, la prima per la profezia e la seconda del ministero sacerdotale. E qui, come al solito nella Sacra Scrittura, la profezia ha la meglio, nel senso che richiama ai valori più genuini della fede. Mentre Aronne è ingabbiato nel culto, Mosè è liberato dalla parola di Dio e sa opporsi con fermezza al male. È un messaggio duro per noi, come lo fu per gli Israeliti. Non si è a volte più propensi ad andare dietro le statue dei santi che seguire la legge di Dio? Quanto spazio diamo al magico nel nostro credere? È più semplice dare credito a tanti piccoli idoli, donando loro, come il popolo eletto, tutti i nostri averi (v. 24) - si pensi a coloro che spendono milioni per maghi e fattucchieri - che affrontare la fatica dell'attesa (v. 23) che Dio si manifesti. Mentre con la magia vogliamo piegare Dio ai nostri voleri, con la fede ci abbandoniamo nelle mani di un Dio provvidente. E come ci insegna il discorso parabolico di Marco, il Regno del Signore è piccolo nel suo apparire ma diventa una grande realtà, basta saper attendere e fidarsi.


Nell'Ordine Benedetino memoria di:

Santi Maria, Marta e Lazzaro
(letture proprie)

Ora et labora...

La tradizione benedettina festeggia insieme Marta, Maria e Lazzaro, perché ritenuti prototipo dell'ospitalità che informa di sé ogni monastero. Come la casa dei tre fratelli è stata rifugio accogliente per Gesù durante il suo ministero, così i monasteri vogliono essere luogo di accoglienza e di solidarietà per ogni uomo in cammino. La professione di fede che sgorga dalle labbra di Marta (Gv 11, 23ss) è simbolo, per ogni monaco e monaca, della consapevolezza a cui tale forma di vita deve condurre i fratelli. Leggiamo nella Liturgia della parola il noto episodio di Maria e Marta, le sorelle di Lazzaro che frequentemente accoglievano nella loro casa di Betania Gesù e si suoi discepoli. Marta ci viene descritta come la solerte e generosa donna di casa che da brava cuoca, alla vista degli ospiti, dopo il doveroso saluto, si mette subito all'opera per preparare agli illustri ospiti, ma soprattutto a Gesù, un pranzo buono e ben cucinato. Con quelle affettuose premure Marta vuole dimostrare tutto il suo amore per il Signore. Maria ha corde diverse dalla sorella: è la donna che si bea di parole e ha bisogno di riempire i suoi occhi e il suo cuore dei tratti del volto di Gesù. È una mistica, diremmo oggi. La due sorelle, pur non essendo fondatrici di alcun istituto religioso, nel corso della storia hanno avuto una schiera innumerevoli di seguaci. Alcuni, alcune si identificavano con Marta ed altri, altre con Maria. Altri hanno finito per invocarle come antesignane di forme diverse e perfino contrastanti di vita religiosa. S. Benedetto è il primo santo che ha operato una meravigliosa sintesi tra lavoro e preghiera. E i monaci dovrebbero essere dei fulgido esempi di docile ed umile ascolto della parola di Dio e di squisita ed ardente carità verso il prossimo. Un esempio di accoglienza in tante famiglie e in tante case per portare a tutti il messaggio essenziale della santificazione: preghiera, carità, laboriosità.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Chiese ad Evagrio: Che vita dobbo condurre? Rispose: Considera una giara di vino che per lungo tempo è rimasta a riposare, allo stesso posto, senza essere rimossa: che vino chiaro, decantato, profumato, essa prepara! Ma se è trasportata qua e là, prepara un vino torbido, denso, che ha il sapore della feccia. Paragona te stesso a questa giara, e fa una esperienza utile.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE

Non essere superbo. Non dedito al vino. Non mangione. Non dormiglione. Non pigro. Non ingiurioso. Non maldicente. Riporre in Dio la propria speranza. Quando si scorge in sé qualcosa di buono, lo si attribuisca a Dio e non a se stesso. Il male invece si sia convinti che è opera propria e lo si imputi a sé.

Cap.4,34-43.