Le donne, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. È l’essenza dell’annuncio di Pasqua che riassume la missione perenne della Chiesa: con gioia grande e con il dovuto timore, tutti possiamo finalmente lasciare il nostro sepolcro, uscire dai sepolcri del nostro peccato, smettere il lutto e le paure, indossare l’abito della gioia, essere certi nella fede di aspirare alla risurrezione nostra e dell’umanità intera. Gesù risorto ci esorta: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli”, diventate cioè annunciatori e testimoni coraggiosi della sua e nostra risurrezione, fino agli estremi confini della terra. Infatti la missione inizialmente affidata alle pie donne, diventerà il mandato assegnato agli apostoli, ai loro successori e a tutta Chiesa: “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura”. È e sarà un compito che si svolgerà perennemente con le due caratteristiche del timore, del sacrificio e della gioia; sarà la continuazione dell’”opera” del divino redentore, che quindi sempre racchiude passione, morte e la finale certa risurrezione. “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi!”. San Pietro, superata la prova, rinfrancato e illuminato dallo Spirito, alza coraggiosamente la voce e comincia ad annunciare la pasqua: «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole: Gesù di Nazareth, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni». La morte sia stata sconfitta per sempre, è una verità che noi cristiani in qualche modo lo crediamo, dopo secoli di storia però ancora non incide nella vita del mondo e della nostra umanità: siamo capaci di ignorare, dimenticare e nascondere il messaggio fondamentale che Dio ci ha donato con il rischio di ripiombare nei sepolcri del male. Scriviamo, incidiamo nel profondo della nostra anima il messaggio di Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno.
Credi, tu, questo?
Un fratello domandò a un anziano: «Che devo fare, Abba, per combattere i pensieri?». Egli rispose: «Prega il Signore, affinché gli occhi della tua anima vedano gli aiuti che Dio ti manda per proteggerti.
Capitolo 43
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSAAbbiamo creduto opportuno che questi tali rimangano all'ultimo posto o in disparte perché, vedendosi esposti allo sguardo di tutti, si correggano se non altro per la vergogna che ne provano. Infatti, se restassero fuori dell'oratorio, potrebbe darsi che qualcuno torni a coricarsi e a dormire oppure si metta seduto lì fuori e si perda in chiacchiere, dando così occasione al maligno; entri invece dentro, affinché per lo meno non perda tutto e si corregga per l'avvenire. Nelle Ore del giorno, chi non sarà ancora presente all'Opus Dei dopo il versetto e il Gloria del primo salmo che segue il versetto, se ne stia all'ultimo posto secondo la norma stabilita sopra, e non ardisca associarsi al coro dei fratelli che salmeggiano prima di aver fatto la penitenza, a meno che l'abate non glielo permetta per sua concessione; ma anche in tal caso il colpevole deve fare la penitenza.