“Se il mio popolo mi ascoltasse! Se Israele camminasse per le mie vie! Lo nutrirei con fiore di frumento, lo sazierei con miele dalla roccia». «Torna, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Tornate al Signore; ditegli: “Togli ogni iniquità, accetta ciò che è bene: la lode delle nostre labbra”. La liturgia di oggi sin dall’inizio ci invita all’ascolto e ad un sincero pentimento. Con queste indispensabili condizioni possiamo poi accogliere e vivere il comandamento nuovo che Gesù sta per darci. “Uno degli scribi gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Il primo dono da chiedere per comprendere e poi essere capaci di amore, è quindi il recupero dell’ascolto; mediante la Parola riusciamo a riprendere il dialogo con Dio e fugare gli errori che si annidano dentro di noi. La Verità ci rende liberi di amare Dio e il nostro prossimo. Dobbiamo però abbeverarci alla Fonte: “Io sono la vite vera, rimanete in me e io in voi. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». I discepoli di Emmaus, prima delusi e amareggiati, illuminati poi dal Risorto dicono: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». La Parola di Dio ci infonde la Verità, ci fa ardere il petto, ci illumina sul pane spezzato, ci rende vite feconda, ci apra all’amore con tutto il cuore e con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutte le forze. È un prezioso germoglio che nasce e cresce in noi se siamo accoglienti dello Spirito che ci è stato dato che è la meravigliosa linfa che ci rende capaci di accogliere l’Amore per poi viverlo e donarlo. Sappiamo che la linfa è sgorgata dalla croce, è un effluvio che entra nei cuori creando una catena d’oro che lega Cielo e terra, la Trinità beata con noi suoi figli, noi con il Padre e noi uniti nella migliore fraternità.
Amare Dio per vivere…
Alcuni fratelli andarono a visitare un santo anziano che abitava in un luogo deserto. Trovarono presso la sua cella dei bambini che custodivano le greggi e parlavano tra loro in modo fastidioso. I fratelli videro l'anziano, gli palesarono i propri pensieri e trassero beneficio dalle sue risposte. Poi gli dissero: «Padre, perché accetti d'avere intorno questi bambini e non gli ordini di cessare tanto baccano?». L'anziano rispose: «Fratelli, credetemi, vi sono giorni in cui vorrei dare questo ordine, ma mi fermo, dicendo: «Se non sopporto questa bazzecola, come potrei sopportare una più grande prova, se Dio permette che mi si presenti?». Così non dico niente, per abituarmi a sopportare tutto ciò che accade».
COME DEVONO PUNIRSI I FANCIULLI DI MINORE ETÀ Ogni età e ogni grado di intelligenza devono ricevere un trattamento adeguato. Perciò i fanciulli, gli adolescenti o coloro che non sanno rendersi conto della gravità della scomunica, tutti questi, ogni qualvolta commettono delle mancanze, siano puniti con rigorosi digiuni o repressi con aspre battiture, perché si correggano.