Suscita una immediata simpatia questo giovane che con chiarezza di intenti vuole raggiungere la vita eterna. Egli ha colto l'obiettivo ultimo della vita e interroga Gesù come poterlo possedere. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli sa che il bene operato in vita è la garanzia per ottenere i beni eterni. La risposta di Gesù è chiara ed inequivocabile: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». È il presupposto indispensabile per camminare nella via del Signore e muoversi verso la pienezza della vita. Fortunato quel giovane che può dichiarare a Gesù: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Intuisce, anche se vagamente, che la fredda osservanza della legge, anche se lodevole, non è sufficiente per stabilire una vera e piena comunione di amore. La perfezione esige un distacco totale dai beni del mondo per fare spazio a Dio, cui spetta il primato assoluto. Lo stesso Signore aveva proclamato alle folle: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”. E quando aveva proclamato il comandamento nuovo Gesù aveva affermato solennemente: “Amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Al giovane dice: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Ecco la vera alternativa che tutti ci coinvolge: o saziarci dei beni del mondo, accettandone tutti i limiti di valori e di tempo, o accumulare tesori per il cielo. Il giovane del vangelo se andò triste perché aveva molti beni e non aveva il coraggio di liberarsene. Era un osservante, ma non aveva ancora compreso l'amore a Dio che conduce alla perfezione.
«Abba Poemen disse: "Conosco un fratello a Scete che per tre anni digiunò di due giorni in due giorni, tuttavia non riuscì a vincere. Quando però lasciò stare il digiuno per due giorni interi e cominciò a digiunare solo fino a sera, ma con discernimento, allora riuscì a vincere". Quindi mi disse abba Poemen: "Mangia senza mangiare, bevi senza bere, dormi senza dormire, agisci con te stesso con discernimento, e troverai riposo"».
L'UMILTÀ Il sesto gradino dell'umiltà si sale quando il monaco si accontenta delle cose più povere e spregevoli e in ogni incarico che gli viene affidato si considera un operaio cattivo e indegno, facendo proprie le parole del profeta: «Sono stato ridotto a nulla e sono diventato uno stolto; davanti a te stavo come una bestia: ma io sono sempre con te» (Sal 72,22-23a Volg.).